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12:25:00 - 16 SETTEMBRE 2015

AGGUATO AI BOSS DEGLI ZINGARI: 13 ANNI DOPO INDIVIDUATI I 3 KILLER

AGGUATO AI BOSS DEGLI ZINGARI: 13 ANNI DOPO INDIVIDUATI I 3 KILLER -

Era il tre ottobre di tredici anni fa quando sulla Provinciale che dalla frazione Lauropoli collega a Cassano perdevano la vita, martoriati dai colpi di pistola di tre killer, Eduardo Pepe e Fioravante Abbruzzese. Un'agguato che segnò per sempre gli equilibri criminali della Sibaritide. I Forastefano avevano, infatti, colpito al cuore la 'ndrina avversaria, quella degli zingari. Almeno è questa la ricostruzione fatta dagli inquirenti. A distanza di oltre un decennio il procuratore aggiunto antimafia, Vincenzo Luberto e il pm Domenico Guarascio ritengono oggi d'aver fatto piena luce sull'agguato che decapitò la famiglia Abbruzzese. Fondamentale l'aiuto offerto alla Dda dal vecchio boss pentito Tonino Forastefano. Il padrino avrebbe, infatti, raccontato la sua verità sull'annientamento della cosca dei nomadi. Il movente, stando alle sue testimonianze, sarebbe da rintracciarsi nell'intenzione di avere il controllo esclusivo degli affari illeciti del territorio. La vettura scelta per compiere la mattanza fu una Lancia Thema, rubata. Un fucile automatico calibro 12, una doppietta dello stesso calibro e una pistola calibro 9 parabellum furono, invece, le armi utilizzate dal commando. A salire sulla Lancia Thema rubata quella sera, secondo la ricostruzione fatta dalla Dda, furono Tonino Forastefano, Emanuele Bruno e Andrea Martucci. I tre presunti killer avrebbero atteso l'uscita delle due vittime dal negozio gestito dai familiari sulla Provinciale che porta a Lauropoli. Intorno alle 20:30 la city car con a borso Pepe e Abbruzzese sarebbe stata affiancata dalla Thema e a quel punto Bruno e Martucci avrebbero aperto il fuoco scatenando l'inferno. Con un colpo alla nuca dei due giovani agonizzanti sarebbe stato il boss Forastefano a finire i due avversari. Un'operazione ferma, calcolata, fredda e che cambiò per sempre la storia di quella zona. Da quel momento in poi, infatti, la miccia della cruenta guerra di ndrangheta della Sibaritide venne innescata. La voglia di vendetta e il terrore presero il sopravvento. Il Timpone rosso tornò così a combattere. 

ALESSANDRA BEVILACQUA

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