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16:53:00 - 17 DICEMBRE 2015

Omicidio Congiusta: L'ex fidanzata e gli ex suoceri sono stati condannati per falsa testimonianza

Omicidio Congiusta: L'ex fidanzata e gli ex suoceri sono stati condannati per falsa testimonianza -

Gianluca Congiusta, era nato a Siderno nella Locride il 19 dicembre del 1973. Una famiglia normale la sua, composta dal padre Mario e dalla madre Donatella, gente onesta e perbene che da generazioni si occupa di commercio. Gianluca gestiva alcuni negozi di telefonia a Siderno, un lavoro difficile quello del commerciante in Calabria. Il giovane viene ucciso a Siderno il 24 maggio 2005, Gianluca era alla guida della sua auto quando un killer lo fredda e muore sul colpo. Dopo tre anni, il 7 marzo 2008, si è aperto in Corte d'Assise a Locri il processo contro i suoi assassini di natura e mani ‘ndranghetiste.
Il 16 Dicembre 2015 sono stati condannati l’ex fidanzata, e gli ex suoceri, di Gianluca Congiusta. Il giudice, Maria Teresa Gerace, ha inflitto 2 anni e 2 mesi di carcere a Katiuscia Scarfò mentre ammonta a 2 anni e 3 mesi di detenzione la condanna dei coniugi Antonio Scarfò e Girolama Raso.
Secondo l’accusa, i tre riconosciuti colpevoli del reato di falsa testimonianza, avrebbero mentito di fronte la Corte d’Assise di Locri durante tutta la durata del processo servito per far luce sull’omicidio del commerciante Sidernese. Per i giudici di primo grado il colpevole è Tommaso Costa, attualmente sotto processo dinnanzi ad una nuova sezione dell’’Assise d’Appello reggina dopo che la Cassazione dispose l’anno scorso l’annullamento con rinvio della condanna.
Per gli inquirenti, Antonio Scarfò, che era venuto direttamente a conoscenza della richiesta estorsiva con la quale il boss pretendeva l’assunzione nell’impresa di famiglia di Pietro Costa, informò sia la moglie sia Congiusta di quella lettera. Costa però non era “autorizzato” ad avanzare pretese criminali a Siderno e per questo avrebbe deciso di “eliminare” chiunque potesse esserne a conoscenza e quindi anche Congiusta. In aula però i due coniugi sostennero che ad aver informato Congiusta di questa missiva estorsiva era stata soltanto la Raso e non lo Scarfò. “Gli Scarfò costruirono un fortino di protezione intorno a loro”, così era scritto nella sentenza di primo grado.
Ieri il gup ha inoltre condannato a 2 anni di carcere Gianluca Di Giovanni, sempre per falsa testimonianza. Di Giovanni millantò di aver conosciuto Gianluca Congiusta e che con lui aveva intrattenuto una corrispondenza epistolare, senza ammetterlo mai. Per la Procura, la Raso stava cercando di proteggere il marito da un’eventuale ritorsione dei Costa.
Una vicenda quanto mai intricata, paradossale, organizzata che ha lasciato ancora una volta senza parole, dopo 10 anni dalla morte di Gianluca finalmente però una sentenza gli rende giustizia.
 
Carlotta Tomaselli 

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