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16:50:00 - 29 GENNAIO 2016

CONDANNATI I FAMILIARI CHE VOLEVANO FAR TACERE GIUSY PESCE

CONDANNATI I FAMILIARI CHE VOLEVANO FAR TACERE GIUSY PESCE -

Il Gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, ha condannato i familiari di Giuseppina Pesce, la collaboratrice di giustizia che negli anni scorsi si è chiamata fuori dai loschi affari storica famiglia che controlla Rosarno.

Sono stati condannati Angela e Gianluca Palaia a 3 anni e 2 mesi, Giovanna Palaia, Angelo Ietto e Rocco Palaia a 2 anni e 8 mesi, assolte invece Angela Ferraro e Marina Pesce.

Secondo il Gup, e l’accusa rappresentata dal pm Alessandra Cerreti e Luca Miceli, gli imputati sono responsabili del reato di subordinazione ai danni di Giusy , in quanto avrebbero cercato di far ritrattare alla giovane donna quanto dichiarato dopo la coraggiosa scelta di collaborare con la Giustizia.

Alla sbarra i parenti più stretti: il marito, le cognate, i cognati e la sorella.

Giusy Pesce si ritrova al centro di una vicenda intricata, fatta di dichiarazioni, allusioni e momenti di silenzio, forse influenzata dalla tagica fine dell’altra testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola.

Il caso di Cetta Cacciola è infatti molto simile a quello di Giusy, considerata dai propri familiari influenzata da parte delle pressioni della Dda per farla dichiarare contro la sua famiglia, dichiarazioni però ampiamente riscontrate nei fatti.

Secondo gli inquirenti gli indagati avrebbero indotto Giusy Pesce a non firmare il verbale illustrativo della collaborazione, nel corso dell’interrogatorio  avvenuto nel 2011, dopo l’arresto dell’inchiesta “All Inside”.

I metodi poco ortodossi applicati dai familiari consisterebbero in violente pressioni psicologiche nei confronti della donna, della figlia minore Angela Rita Palaia, ma anche raggiungendola presso il luogo in cui risiede sotto protezione, o cercando di manipolarla tramite offerte di denaro e sostentamento.

Tra le contestazioni mosse agli indagati anche quella di aver provveduto alla nomina dell’Avv. Nicola Giuseppe Madia, del Foro di Roma, già difensore di fiducia della famiglia Palaia e per aver provveduto quindi al pagamento del legale che avrebbe dovuto assistere Giusy durante l’interruzione della collaborazione.

Le forti pressioni attuate ai danni della figlia avrebbero portato Giusy a sottoscrivere, nel 2011, la missiva inviata al Gip di Reggio Calabria ed al Pm, per notiziarli della volontà di interrompere il percorso formativo, fino a quando la donna non decise di continuare la collaborazione con la Dda, svelando il volere della famiglia.

 

Una vicenda che sebbene a distanza di anni, continua a far destare sospetti e far temere  per l’incolumità di Giuseppina Pesce,  divenuto simbolo per i quanti combattono in prima fila, anche contro la propria famiglia, nell’ instancabile lotta alla ’Ndrangheta. 

SARA FAZZARI

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