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17:48:00 - 19 FEBBRAIO 2016

'Califfo': chiesti in Appello circa 150 anni di carcere per i Pesce di Rosarno

'Califfo': chiesti in Appello circa 150 anni di carcere per i Pesce di Rosarno -

Il sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, Domenico Galletta, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado nei confronti degli imputati del procedimento "Califfo", scaturito da un'operazione di polizia giudiziaria in cui a essere colpita sarà la cosca Pesce di Rosarno, una delle famiglie storiche della 'ndrangheta reggina.

In primo grado tutti condannati e pene esemplari per capi e affiliati al clan. A essere punito con la condanna più dura è Giuseppe Pesce, l'uomo che riceverà l'investitura dal fratello Francesco, "Ciccio Testuni" per guidare la cosca dopo l'arresto del capo: 18 anni di reclusione per lui. Ma sono dure anche le condanne emesse nei confronti degli affiliati al clan, quegli uomini di fiducia che Testuni indicava come partecipi della 'ndrina che avrebbe dovuto proteggere il fratello: 14 anni e 8 mesi per Biagio Delmiro e Saverio Marafioti. Non si salva nessuno dalla mannaia del Tribunale di Palmi (composto anche dai giudici Claudio Paris e Anna Laura Ascioti): 14 anni per Domenico Sibio, 13 anni e 4 mesi ciascuno per Danilo D'Amico, Rocco Messina, Francescantonio Muzzupappa, Giuseppe Rao e Francesco Antonio Tocco. Punita anche la moglie di Giuseppe Pesce, Ilenia Bellocco, che rimedia 12 anni di reclusione. E ancora, Domenico Fortugno, 5 anni di reclusione, Maria Carmela D'Agostino, Demetrio Fortugno, Maria Grazia Spataro, tutti condannati a 2 anni e 8 mesi.

Circa 150 anni di carcere sui Pesce.

Una pronuncia, quella del Tribunale di Palmi, che premierà l'impianto accusatorio portato avanti dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, che ha sostenuto l'accusa, partendo da quel "pizzino", che Ciccio Testuni scriverà in carcere due giorni dopo l'arresto, nell'agosto del 2011. In quello scritto intercettato dalla Polizia Penitenziaria, il pm Cerreti ritroverà diverse indicazioni interessanti, sia di natura economica, ma, soprattutto, con riferimento alle dinamiche interne del clan, che avrebbe dovuto rigenerarsi nonostante la sua cattura. Di valore enorme il messaggio "fiore per mio fratello" con cui il boss passava la reggenza della storica cosca di Rosarno al fratello Giuseppe. Proprio quel Giuseppe Pesce punito con la condanna più dura. Un procedimento che si è avvalso anche delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia, Giuseppina Pesce, cugina di Ciccio Pesce e preziosa anche nel condurre gli inquirenti sulle tracce del latitante, seguendo le sue tante donne.

Si sgretolerà, così, la struttura di fiducia di quel Ciccio Testuni, che si salverà dal blitz dei Carabinieri nell'operazione "All inside": su quegli arresti, pesa ancora oggi il fondato sospetto di una "soffiata", che salverà Francesco Pesce e i suoi, portando in manette l'ala avversa della cosca.

In primo grado il Tribunale di Palmi ha anche riconosciuto una provvisionale di 100mila euro al Comune di Rosarno, costituitosi parte civile, così come la Provincia di Reggio Calabria e la Regione Calabria, cui è stata riconosciuta una provvisionale di 30mila euro ciascuno.

(fonte dispaccio.it)

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