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10:32:00 - 24 FEBBRAIO 2016

PORTO FRANCO: CONDANNE E ASSOLUZIONI CONTRO I CLAN CHE GESTIVANO IL PORTO DI GIOIA TAURO

PORTO FRANCO: CONDANNE E ASSOLUZIONI CONTRO I CLAN CHE GESTIVANO IL PORTO DI GIOIA TAURO -

11 condanne e 11 assoluzioni termina così il procedimento in abbreviato contro le cosche della Piana di Gioia Tauro che gestivano il traffico all'interno del porto, processo scaturito dall'operazione "Porto Franco".  Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giulia Pantano, aveva chiesto condanne per quasi due secoli di carcere. Ieri, tuttavia, il Gup di Reggio Calabria, Mattia Fiorentini ha condannato Salvatore Rachele a 12 anni, Antonio Franco a 11 anni e 6 mesi, Rocco Rachele a 10 anni, Salvatore Pesce a 10 anni, 10 anni anche per Giuseppe Franco e Franco Rao, per Domenico Canerossi 6 anni e 4 mesi, Giuseppe Florio 6 anni, Bruno Stilo a 5 anni e 6 mesi, Francesco Olivero condannato 4 anni e 2mila euro di multa infine condannato anche Marco Mazzitelli a 2 anni. 11 le condanne e 11 anche le assoluzioni, assolti: Gaetano Rao, Antonino Pesce, Vincenzo Pesce, Rocco Pesce, Salvatore Luccisano, Andrea Franco Espedito, Giuseppe De Masi, Antonia Franco, Roberto Matalone, Filippo Scordino e Domenico Tocco. Per il Gup Fiorentini il porto di Gioia Tauro sarebbe stato controllato sotto diversi aspetti dalla 'ndrangheta, la mala calabrese sarebbe stata in grado di gestire direttamente le aziende che vi operavano all'interno. Ad emergere è, dunque, una criminalità che ha abbandonato la dimensione violenta e militare per diventare imprenditrice. La complessa indagine "Porto Franco", eseguita dalla Guardia di Finanza su mandato della Dda di Reggio Calabria, il 21 ottobre 2014 aveva portato all'esecuzione di tredici ordinanze di custodia cautelare in carcere, in sostanza tredici imprenditori, ritenuti organici alle potenti cosche Pesce, di Rosarno, e Molè, di Gioia Tauro. 23, invece, i decreti di sequestro preventivo per diverse aziende operanti nel settore dei trasporti e dei carburanti. L'indagine avrebbe dimostrato come la cosca Pesce si fosse infiltrata nel tessuto economico caratterizzato dai servizi connessi all'imponente operatività del porto di Gioia Tauro. Non solo droga, ma anche un elaborato sistema di controllo dei servizi connessi alle operazioni di import-export e di trasporto merci per conto terzi. "Porto Franco", insomma, ha permesso di portare alla luce il moderno quadro dell'imprenditoria 'ndranghetista nonchè un nuovo modo di fare mafia. Associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, contrabbando di gasolio e merce contraffatta, frode fiscale attraverso l'utilizzo e l'emissione di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento delle ritenute previdenziali,  questi i reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose, a cui a vario titolo hanno dovuto rispondere gli imputati.

ALESSANDRA BEVILACQUA

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