NEWS

19:21:00 - 02 MARZO 2016

La 'ndrangheta e la 'gestione' della criminalità

La 'ndrangheta e la 'gestione' della criminalità -

Si consolida il radicamento e l'operatività criminale della 'ndrangheta nel centro e nel nord del Paese in "sostanziale autonomia", anche se "in stretto collegamento" con le case madri calabresi. É quanto si afferma nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia che prende in esame la situazione della criminalità organizzata nel Paese dal primo luglio 2014 al 20 giugno 2015. Il primo dato d'interesse - secondo quanto riporta la relazione - rimane la forte operatività delle cosche calabresi della 'ndrangheta in tutti gli ambiti, sia quelli più specificamente criminali (dal traffico internazionale di stupefacenti e delle armi all'attività estorsiva) a quelli apparentemente relativi alla cosiddetta economia legale: dagli appalti pubblici alle attività imprenditoriali nel settori del commercio, dei trasporti, dell'edilizia ed in quello di giochi e scommesse, soprattutto on line. Un secondo elemento riguarda la presenza, sempre più massiccia ed incisiva, della 'ndrangheta, sia quantitativamente che qualitativamente, praticamente in tutte le regioni del centro-nord, oltre che, in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, presenza in un certo senso storica, in Liguria, Umbria, Veneto e Marche. Dalle relazioni dei Distretti di Corte d'appello di Reggio e Catanzaro, poi, si conferma "l'esistenza di un organo di vertice, denominato 'Crimine' o 'Provincia', che governa gli assetti dell'organizzazione, assumendo o ratificando le decisioni più importanti, quelle cioé che coinvolgono gli interessi di più cosche o, addirittura, dell'intera organizzazione. Un organo - riporta la relazione - che, pur non intervenendo direttamente nella concreta attività criminale gestita in autonomia dai singoli locali di 'ndrangheta, svolge indiscutibilmente un ruolo incisivo, innanzitutto attraverso la tutela delle regole basilari dell'organizzazione, quelle che, in definitiva, caratterizzano la 'ndrangheta". In materia di condizionamento dell'economia dalle inchieste, la relazione della Dna rileva come le cosche reggine dei Tegano, Libri, Labate, Commisso, Nucera e Paviglianiti della jonica e Piromalli della fascia tirrenica avessero il controllo di importanti attività d'impresa. Un esempio è il caso del sequestro del Parco commerciale "Annunziata" di Gioia Tauro, che ha riguardato un imprenditore che, da vittima della criminalità organizzata, è divenuto prima complice e poi partecipe, arricchendo se stesso e le casse dell'organizzazione. Per quanto riguarda il Distretto di Catanzaro, dalla relazione emerge, inoltre, che fatto salvo il mantenimento di stretti rapporti delinquenziali con le "famiglie" del reggino, le cosche della zona centro settentrionale della Calabria sarebbero artefici di "una vera e propria modifica sostanziale dei rapporti tra i due aggregati criminali". In particolare le indagini hanno dimostrato "un lento, ma sicuro, ed ormai compiuto, affrancamento delle organizzazioni criminali attestate nel Distretto di Catanzaro (il riferimento va soprattutto alle aree di Vibo Valentia; di Catanzaro; di Crotone; della Sibaritide) dall'originaria subalternità rispetto alla 'Provincia' reggina". Si cita anche il caso di Nicolino Grande Aracri che, prima del suo arresto, é detto nella relazione, avrebbe voluto realizzare a Cutro una struttura paritetica alla "Provincia" reggina, chiamando alla partecipazione gli esponenti dei territori ricompresi nel distretto, con eccezione del solo circondario di Vibo Valentia, lasciato alla competenza criminale di Reggio Calabria. Altro dato di rilievo è quello relativo al valore complessivo dei beni sequestrati e confiscati nel Distretto di Reggio che, nel periodo, è stato, secondo le valutazioni operate dalle forze di polizia, pari 536 milioni 576 mila euro.

« ARCHIVIO