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10:54:00 - 12 MARZO 2016

OP. 'TYPOGRAPHIC-ACERO BIS', IL PENTITO TITTA: 'ADESSO VI SPIEGO COME E' SUDDIVISA LA LOCALE A GIOIOSA JONICA'

OP. 'TYPOGRAPHIC-ACERO BIS', IL PENTITO TITTA: 'ADESSO VI SPIEGO COME E' SUDDIVISA LA LOCALE A GIOIOSA JONICA' -

A qualche giorno di distanza da “Typographic-Acero Bis”, la vasta operazione che ha portato al fermo di 34 persone indagate per il reato di usura aggravato dalla modalità mafiosa, il fermento non sembra cedere, anzi aumenta di ora in ora, in seguito alle dichiarazioni di due pentiti: Antonio Femia alias “Titta” e Salvatore Agostino.

La chiave di volta dell’operazione è l’usura, ampliamente sfruttata dalla Ndrangheta e nonostante sia strumento relativamente giovane, viene utilizzato per ripulire i capitali accumulati illecitamente dalla criminalità organizzata facendoli fruttare per affermare la loro indiscussa egemonia sul territorio.

Il tutto è partito dalla dichiarazione-denuncia di Nicodemo Panetta, un imprenditore oppresso dagli insostenibili tassi usurai che hanno toccato annualmente anche la soglia del 500% e da qui la decisione di rivolgersi alle fiamme gialle del gruppo di Locri. A detta del pm Nicola Gratteri “ non è da sottovalutare che un uomo in estrema difficoltà si rivolga alle forze dell’ordine”, sintomo di un cambio di rotta. Partono da qui le lunghe indagini, coordinate dai Finanzieri, dai Carabinieri e dalla Dda di Reggio Calabria, durate due anni al fine, secondo quanto detto dal sostituto procuratore, “di non discutere in processo la veridicità o meno dell’accusa ma l’ammontare della pena”.

Il quadro generale emerso permette di affermare, scrivono i giudici nelle duemila e cinquecento pagine di fermo, che l’attività usuraia posta in essere da più soggetti, individualmente o collettivamente, è legata al comune denominatore dell’attività criminale gestita dalle cosche di ‘Ndrangheta operanti nei comuni di Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa Jonica, Grotteria e Siderno.

Secondo quanto emerso dalle indagini le famiglie che si contendono lo scettro a Gioiosa Jonica erano quelle degli Ursino – Macrì e quella degli Jerinò, detta “Manigghia”.

Ma a completare i pezzi mancanti di questo quadro tentacolare che si estende sino in Canada, ci hanno pensato i due collaboratori di giustizia, Antonio Femia, detto “Titta” e Salvatore Agostino, dalle loro dichiarazioni emergerebbe un vero e proprio organigramma, essenziale per capire le logiche associative e ricostruire la figura della “locale” di Gioiosa Jonica.

Fra tali dichiarazioni, effettuate da Titta a dicembre, emergerebbe anche la scelta pilotata di un primo cittadino, individuato ed appoggiato proprio da alcune influenti famiglie gioiosane.

Grave la situazione per i fermati che dovranno rispondere all’accusa di associazione mafiosa, per avere tutti, in concorso tra loro e con altri soggetti nei cui confronti si procede separatamente nell’ambito di altri processi in corso, fatto parte di un’associazione di tipo mafioso operante non solo nel territorio della provincia di Reggio Calabria, ma anche nel territorio nazionale ed estero, costituito da decine di “locali” articolati in tre mandamenti e con un organo verticistico denominato “Provincia”.

A Gioiosa Jonica la compagine criminale avrebbe diviso il territorio per zone, quali quella di “Gioiosa centro”, quella di “Prisdarello”, quella della zona “Giardini”, quella di “Bernagallo” ed infine quella di “Martone”, nonché sarebbe riuscita a mettere radici anche oltremare precisamente in Canada, a Toronto, dove le attività criminali, caratterizzate da delitti, usure, estorsioni, danneggiamenti, intestazione fittizia di attività commerciali a prestanome, riciclaggio e traffico di sostanze stupefacenti, avrebbero procurato innumerevoli vantaggi alle cosche locali.

SARA FAZZARI

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