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18:41:00 - 23 MARZO 2016

Processo Aemilia: Manghi, non è processo ad una comunità

Processo Aemilia: Manghi, non è processo ad una comunità  -

"Questo non è un processo ad una comunità nella sua interezza, ma ad un gruppo di persone, ad un sistema che ha prodotto eversione mafiosa: la comunità reggiana è quella che si è ritrovata lunedì in piazza insieme a tantissimi giovani per riaffermare il proprio convinto rifiuto a ogni tentativo di prevaricazione e di infiltrazione mafiosa e per tenere alta, anche dal punto di vista culturale, una barriera che siamo impegnati a rafforzare sempre di più". Lo ha detto il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, a margine della prima udienza del processo Aemilia. La Provincia di Reggio Emilia è costituita parte civile attraverso l'avvocato Salvatore Tesoriero del Foro di Bologna insieme ai Comuni di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo. "La costituzione a parte civile è una assunzione di responsabilità in nome e per conto di tutti i comuni del territorio: avanzata, e accolta, all'udienza preliminare per tutti i procedimenti relativi ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di concorso esterno, oggi l'abbiamo estesa anche ai delitti e ai reati di scopo", ha aggiunto il presidente Manghi.

 

Tra le relazioni messe a fuoco nei primi interrogatori con i Pm della Dda di Giuseppe Giglio, l'imputato del processo di 'Ndrangheta 'Aemilia' ora collaboratore di giustizia, c'è quella con l'imprenditore edile Augusto Bianchini, per cui è cominciato oggi il dibattimento a Reggio Emilia. Di Bianchini, che Giglio dice di conoscere da oltre 10 anni, il pentito ha ricostruito incontri e rapporti d'affari con figure apicali del gruppo emiliano, come Michele Bolognino o Alfonso Diletto. Rapporti in cui Giglio interveniva, in quanto 'esperto' di fatturazioni. Per Bianchini, mette a verbale, "era importante una cosa, la superfatturazione che lui faceva anche quando l'azienda si trovava di non poter pagare quelle fatture". Una volta, racconta il pentito "mi sono proprio dimenticato l'impegno che avevo preso con lui e poi ci sono andato il giorno dopo, questo me lo rimproverò perché mi disse: 'Guarda Giglio, cioè no... quando tu prendi un impegno su questa cosa devi... perché sai, per prendere i lavori bisogna oliare' proprio così mi disse 'e se non olio non...". Il Pm allora domanda se a lui questi soldi servivano per pagare tangenti: "Esatto!", risponde Giglio, "ma come un po' per tutti, per le aziende". Un concetto su cui torna dopo, spiegando il meccanismo: "Perché se il lavoro era cento reale, Bianchini magari si è fatto fare centoventi di fatture, centotrenta". Non l'Iva, perché "il Bianchini l'Iva te la lascia. Gli serviva l'imponibile per oliare. Lui chiamava così, cioé bisogna oliare, oliare se no i lavori non arrivano". "Ma lei sa chi?", domanda il Pm. "No - risponde Giglio - nomi non me ne ha mai fatti"

 

La struttura e i capi, ma anche l'autonomia del gruppo di 'Ndrangheta nel mirino dell'inchiesta Aemilia e i rapporti con il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. C'è anche questo nei verbali di Giuseppe Giglio, individuato dalle indagini della Dda di Bologna come un elemento di spicco dell'organizzazione, da qualche settimana collaboratore di giustizia. Giglio spiega ai Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi chi sono gli 'affiliati' alla 'Ndrangheta del gruppo emiliano: fa i nomi di Nicolino Sarcone, Alfonso Diletto, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri, Gaetano Blasco e Antonio Valerio. Alla domanda su chi glielo ha detto, Giglio risponde indicando Blasco, uno dei due dell'intercettazione con le risate sul Sisma del 2012: "Quelli che erano affiliati - dice Giglio - li chiamava fratelli, 'questo mio fratello, quello è mio fratello, quell'altro è mio fratello". E chi chiamava fratello? "Lamanna era un fratello, il Diletto era un fratello, il Sarcone era un fratello, il Gualtieri". 'Fratelli', tutti imputati nel processo con ruoli di vertice, che gestivano le operazioni al nord, con una propria autonomia, conferma Giglio. Ma che mantenevano anche un rapporto con Grande Aracri. "I soldi a Nicolino arrivano mo' al di fuori da quel recupero o non quel recupero, cioé tutti i mesi o ogni volta che ce n'è bisogno per gli avvocati e per quant'altro, arrivano i soldi giù. Questo glielo posso dire con certezza perché ne abbiamo discusso sia con Sarcone, sia con Diletto". Soldi portati in contanti, tramite corrieri. E il ruolo di Giglio, che dice di non essere un 'affiliato', qual era in tutto questo? "Anche se io non sono una persona, diciamo, che sono stata battezzata, come devo dire, però per loro ero un punto grosso di riferimento", soprattutto "nel circuito di fatture, nelle mie conoscenze dei lavori". Dichiarazioni che sembrano sostanzialmente confermare l'ipotesi accusatoria alla base del processo iniziato oggi per 147 imputati, mentre per un'ottantina di persone ad aprile ci saranno le sentenze del rito abbreviato e dei patteggiamenti. 

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