NEWS

11:19:00 - 29 MARZO 2016

Rende: Rimborsopoli è scontro sul rito. Adolfo D'Ambrosio 'rivelazioni'

Rende: Rimborsopoli è scontro sul rito. Adolfo D'Ambrosio 'rivelazioni' -

No al processo “Rimborsopoli” con il rito immediato. E sarebbe addirittura ‘nullo’ l’avvio del giudizio che vede sul banco degli imputati gli ex assessori regionali Nino De Gaetano e Luigi Fedele, accusati di peculato per aver sostenuto svariate spese disinvolte con i fondi destinati ai gruppi politici in Consiglio Regionale della Calabria nella X legislatura. 
Il 14 Aprile sarà discussa la memoria difensiva che cita “con questioni di legittimità costituzionale e profili di nullità del decreto di giudizio” il tutto davanti il Tribunale collegiale di Reggio. Si tratterrà praticamente di tre filoni processuali dell’indagine denominata Rimborsopoli, ma di fatto sarà un processo unico, per evidenti questioni di economia processuale, e vedrà sul banco degli imputati 30 persone, a grande maggioranza politici calabresi. 
A oggi sono 99 le pagine dell’ordinanza prodotte dalla DDA di Catanzaro che descrivono quello che è stato definito il “sistema Rende”.
Pare che i politici utilizzassero il proprio ruolo istituzionale e la società partecipata Rende 2000, oggi Rende Servizi, per accaparrarsi voti e comode poltrone. Il Comune di Rende, che oggi è amministrato dal legale difensore di diversi esponenti del clan Lanzino, Marcello Manna, in passato è stato retto da due politici: Sandro Principe e Umberto Bernaudo. 
Sarebbe stato proprio l’allora sindaco Principe, ad assegnare, nella gara d’appalto del Comune di Rende relativa alla gestione del bar Colibrì, il bar a Robertina Basile, moglie di Adolfo D’Ambrosio, coinvolto nell’inchiesta e considerato elemento di spicco della cosca Lanzino-Ruà. Lo stesso Principe, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto una compensazione tra un debito di D’Ambrosio con il Comune, in cambio di opere non precisate. 
Contestata a Principe anche la riassunzione di Adolfo D’Ambrosio quale lavoratore socialmente utile, nonostante fosse rimasto coinvolto nell’operazione “Twister” che aveva determinato la sospensione dal servizio. Non solo favori in cambio di voti, ma anche soldi, Adolfo D’Ambrosio, elemento di spicco della cosca Lanzino-Ruà, avrebbe chiesto 100mila euro per sostenere la candidatura di Sandro Principe o dei suoi candidati diretti.
La frase è stata intercettata nel carcere di Cosenza, durante un colloquio tra lo stesso D’Ambrosio, detenuto, e il figlio Aldo, avvenuto il 12 marzo 2014. Secondo questa intercettazione, infatti, servivano 100mila euro per garantire il sostegno. Non una novità, dal momento che Adolfo D’Ambrosio, coinvolto nell’indagine, precisa che si tratta di un rapporto che sarebbe consolidato ormai da molto tempo. 

« ARCHIVIO