NEWS

11:03:00 - 02 APRILE 2016

Rocco Mangiardi imprenditore e testimone di giustizia protagonista dell’incontro 'Voci contro le mafie. Comunichiamo assieme la legalità' svoltosi all'Unical

Rocco Mangiardi imprenditore e testimone di giustizia protagonista dell’incontro 'Voci contro le mafie. Comunichiamo assieme la legalità' svoltosi all'Unical -

“Il giorno prima del processo, mi sono state mostrate le chiavi della macchina, in modo che io capissi di avere due possibilità: o prendere la macchina e lasciare il mio paese, oppure accettare di restare e di vivere sotto scorta. Io ho preso quelle chiavi, Perché sono loro, i mafiosi, che se ne devono andare, non io”. 
È stato Rocco Mangiardi, l’imprenditore che con le sue denunce ha permesso alla giustizia di imprimere un duro colpo alle cosche lametine, a pronunciare queste parole davanti ad oltre 400 studenti dell’Università della Calabria.
Mangiardi è stato uno dei tre protagonisti dell’incontro sul tema “Voci contro le mafie. Comunichiamo assieme la legalità”, organizzato dal movimento “Giornalisti d’Azione” e dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, laboratorio di Pedagogia della R-Esistenza, diretto dal professore Giancarlo Costabile. Ed è stato proprio il docente ad introdurre i lavori manifestando apprezzamento per la partecipazione di tanti studenti e sottolineando che “il paradigma dell’Italia meridionale silente e complice delle mafie esiste solo per una certa parte del Paese, mentre, da anni, in Calabria si sperimentano iniziative per la formazione delle coscienze”. Un dibattito a più voci, moderato dal giornalista Piero Muscari, che si è avvalso dei contributi dello scrittore Giacchino Criaco, di Africo, autore del libro “Anime nere”, da cui è stato tratto l’omonimo film, e del luogotenente dei Carabinieri di Vibo Valentia, Cosimo Sframeli. 
Antimafia, vera e presunta, la vita ed il destino condizionati di quei giovani che nascono in determinati paesi, la necessità di non demordere mai e di non allentare la promozione della cultura della legalità; ma anche come vive un testimone di giustizia, come lotta lo Stato in Calabria contro la ‘ndrangheta. 
Dal luogotenente Sframeli un appello agli studenti a puntare sulla libertà “che non è la legalità, che è una cornice vuota senza giustizia e verità. Le ingiustizie si ricevono dalle mafie, certo, ma, talvolta, anche da alcuni rappresentanti dello Stato. È una vita che sento dire che combattiamo la ‘ndrangheta e, talvolta, sento ancora dire che è più forte di prima. Mi domando dove sia l’errore nel meccanismo di contrasto alla criminalità organizzata”. La ribellione alle mafie è un dovere di ogni cittadino perbene. Mangiardi, sollecitato dalla domanda di una studentessa sulla valutazione della sua scelta di denunciare il sopruso, ha risposto: “Io vorrei alzarmi in piedi per farvi capire che io sono alto appena 1’60. La definizione di “testimone di giustizia” non mi piace. E non mi piace che se uno fa la cosa giusta, il proprio dovere debba passare per un eroe. Nel 2006, quando sono stato chiamato a testimoniare, io avevo denunciato cinque persone, ma , nelle trascrizioni, ne è saltata una. È successo che una mattina ho letto sul giornale la notizia di un ragazzo ucciso con un colpo di pistola e bruciato vivo. Ecco, se io tornassi indietro insisterei sulla denuncia di quel ragazzo che era saltato nelle trascrizioni. Perché gli avrei salvato la vita. Non è colpa di questi ragazzi se vivono nell’illegalità. E sono convinto che possono essere salvati. Se potessi tornare indietro, rifarei quello che fatto. Senza nessun dubbio”. 

« ARCHIVIO