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12:08:00 - 06 APRILE 2016

INCHIESTA PETROLIO: NEL CICLONE ANCHE LA CALABRIA

INCHIESTA PETROLIO: NEL CICLONE ANCHE LA CALABRIA -

E' finito anche un pezzo di Calabria nell'inchiesta lucana sulla cricca del petrolio. Una lunga e complessa inchiesta della Procura di Potenza che ha acceso i riflettori sulla gestione delle attività estrattive del petrolio lucano, al momento bloccate, e getta nella bufera la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che si è dimessa: "dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d'accordo anche Maria Elena, quell'emendamento", dice in una telefonata intercettata con il compagno Gianluca Gemelli, indagato. I fronti d'indagine sono due: da un lato le emissioni in atmosfera e lo smaltimento dei rifiuti del Centro Olio di Viggiano, con "gravi reati ambientali causati dal management dell'Eni", e dall'altro le opere per la realizzazione del Centro Olio "Tempa Rossa" della Total, nell'area di Corleto Perticara e gli episodi di corruzione che hanno coinvolto amministratori pubblici e imprenditori. Per quel che concerne invece la Calabria, la nostra regione sarebbe stata trascinata nel ciclone lucano per il traffico illecito di rifiuti. Le persone indagare in Calabria sono sei, tutti amministratori di aziende del settore ambientale. Si tratterebbe di Salvatore Mazzotta, di 43 anni, Rocco Antonio Aversa (53) e Antonio Curcio (49), della Ecosistem di Lamezia Terme; Giuseppe Fragomeni (73) e Maria Rosa Bertucci (57), rispettivamente amministratore unico e responsabile tecnico della Iam di Gioia Tauro e Vincenzo Morise (69), amministratore unico della Consuleco di Bisignano. "Alla Iam di Gioia Tauro negli anni 2013-14 sarebbero stati conferiti come rifiuti non pericolosi, i quantitativi di liquido tossico provenienti da due diverse vasche di raccolta. "Sento il dovere di intervenire sulla vicenda Eni Viggiano, intanto per ribadire la correttezza dell'operato della azienda che rappresento. Mi rendo conto dell'imponente impatto mediatico e degli interessi in ballo che travalicano i confini regionali". E' quanto afferma l'amministratore delegato di Ecosistem, avv. Salvatore Mazzotta, in merito al coinvolgimento dell'azienda di Lamezia Terme nell'inchiesta della Procura di Potenza sul presunto smaltimento in Calabria di rifiuti pericolosi provenienti dal Centro oli di Viggiano. "E' necessario però, prosegue Mazzotta, inquadrare i fatti e le relative responsabilità dei soggetti coinvolti nell'indagine, partendo da una serena ricostruzione degli stessi e da una attenta e puntigliosa lettura della documentazione agli atti, altrimenti si corre il rischio di emettere un giudizio sommario e di sbagliare. Per quanto ci riguarda non c'è stata alcuna violazione di legge o smaltimento illecito. Mi preme a tal proposito precisare alcuni aspetti di primaria importanza: innanzitutto il codice al rifiuto lo attribuisce per legge il produttore e la pericolosità del rifiuto viene stabilita dalle analisi chimiche di caratterizzazione dello stesso effettuate dai laboratori su commissione del produttore; le analisi poi vengono successivamente verificate dagli impianti di destino finale secondo le procedure dei rispettivi Piani di monitoraggio e controllo". "L'Ecosistem - prosegue Mazzotta - è nella fattispecie appaltatore-trasportatore. Per tale motivo sono pronto, fin da subito, ad offrire tutta la collaborazione alla magistratura nel cui operato confidiamo ed agli organi di controllo. Nel contempo non posso accettare che vengano infangate e diffamate la reputazione e la onorabilità di una azienda, pluricertificata, che opera da oltre ventotto anni sul mercato, che rispetta l'ambiente, che da lavoro a centinaia di persone e che non ha nulla da nascondere. I cancelli della Ecosistem srl sono aperti da sempre".

ALESSANDRA BEVILACQUA

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