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11:24:00 - 14 APRILE 2016

'Processo Meta' la sceneggiata del boss Pasquale Condello

'Processo Meta' la sceneggiata del boss Pasquale Condello  -

L’appello del mega-processo “Meta”, dettato dalla storica indagine che sancisce l’unione delle più influenti famiglie reggine a capo del mandamento della ndrangheta, ha fatto discutere e non poco. 
Il motivo non sono le decisioni della Corte che saranno comunicate il prossimo 25 maggio, ma l’ambiguo comportamento del boss Pasquale Condello.
Il “Supremo” si è infatti presentato nella saletta collegata in videoconferenza con l’aula bunker dov’era in corso il processo, con una bandana, vestiti strappati, un sacco di rifiuti e dei ritagli di giornale. 
Una decisione alquanto strana e che ha insospettito gli inquirenti i quali stanno già indagando sul motivo del gesto.
Si ipotizza che il boss abbia tentato di mandare qualche messaggio in codice ai suoi uomini e per tanto è stato chiesto di assumere un atteggiamento “consono”, nonostante l’opposizione del legale Francesco Calabrese il quale ha dichiarato più volte che Condello non stesse violando alcuna norma particolare. 
Soltanto nel pomeriggio, dopo un colloquio con il suo legale, le lamentele dei giudici sono state accolte ed il processo si è svolto regolarmente con le richieste istruttorie delle parti.
Il pg ha dichiarato la sentenza passata in giudicato del troncone processuale svoltosi con rito abbreviato, mentre la difesa ha prodotto un’intercettazione, captata nell’ “inchiesta Reggio”, che sconfesserebbe il collegamento con il clan.
La sentenza di primo grado istruita dal pm Lombardo, nel maggio 2014, dispose condanne severe per i quattro super-boss, 20 anni per Pasquale Condello, 27 anni per Giuseppe De Stefano, 20 ciascuno per Pasquale Tegano e Giuseppe Libri nonchè pesanti condanne anche per gli altri imputati ritenuti a capo delle cosche di Villa San Giovanni, Sinopoli e Fiumara.
Un processo che ha fatto luce sulla compagine criminale Reggina, e che fra sceneggiate e presunti messaggi in codice, si sta apprestando a raggiungere la sentenza di secondo grado.

Sara Fazzari

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