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11:44:00 - 30 SETTEMBRE 2014

DELITTO CONGIUSTA, IL PENTITO GIUSEPPE COSTA: ' COLLABORO PER EVITARE UNA FAIDA'

DELITTO CONGIUSTA, IL PENTITO GIUSEPPE COSTA: ' COLLABORO PER EVITARE UNA FAIDA' -

“Ho deciso di collaborare con la giustizia perché volevo evitare la ripresa della faida a Siderno”. E’ quanto ha dichiarato ieri il collaboratore di giustizia Giuseppe Costa, sentito durante il processo d’Appello per il delitto di Gianluca Congiusta in svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria e per il quale l’unico imputato è Tommaso Costa. L’ex boss nulla ha voluto aggiungere sulla presunta guerra di mafia che sarebbe potuta esplodere a Siderno e si è trincerato dietro numerosi “non ricordo”, l’unico punto fermo per il pentito è sembrato essere l’estraneità del fratello Tommaso nei fatti inerenti l’assassino del giovane Congiusta. Per Peppe Costa, però, il fratello si sarebbe macchiato di un altro omicidio quello di Vincenzo Figliomeni, detto “u briganti” durante gli anni della faida di Siderno. U briganti, a detta di Costa agli inquirenti al Procuratore Scuderi avrebbe pagato con la vita il suo essere stato il mandante dell’omicidio di uno dei fratelli Costa, Luciano. Il collaboratore ha inoltre ieri smentito con forza le dichiarazioni di un altro pentito, Vincenzo Curato detto “u cassanisi”, il quale avrebbe riportato agli inquirenti che il Costa gli avrebbe confidato della partecipazione del fratello Tommaso ad un altro omicidio di ‘ndrangheta.  Omissione che, a detta di u cassanisi, Costa avrebbe perpetrato per non tradire il suo stesso sangue. “ Curato è un drogato, avrebbe detto ieri in aula Giuseppe Costa, io con  lui non ho mai parlato e non voglio avere nulla a che fare, ce l’ha con me per ragioni personali”. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono al vaglio della magistratura impegnata a trovare riscontri nei fratti accaduti. Tommaso Costa, intanto, resta per l’antimafia il mandante dell’omicidio Congiusta. Il ragazzo aveva saputo della tentata estorsione patita dal suocero Scarfò. Il movente di Tommaso Costa per la Dda sarebbe, quindi, proprio quello di aver voluto evitare che a Siderno circolasse la notizia che era ritornato sulla scena criminale senza l’approvazione del clan Commisso.

DI ALESSANDRA BEVILACQUA

 

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