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11:18:00 - 08 OTTOBRE 2014

OPERAZIONE 'SCORPION DEATH': SIGILLI AL PIU' IMPORTANTE COMPLESSO SPORTIVO DELLA CALABRIA

OPERAZIONE 'SCORPION DEATH': SIGILLI AL PIU' IMPORTANTE COMPLESSO SPORTIVO DELLA CALABRIA -

Sei milioni di euro di beni sequestrati è questo il risultato dell'attività investigativa portata a termine questa mattina dalla Guardia di Finanza di
Cosenza nell'ambito dell'operazione denominata "Scorpion Death". Le complesse analisi economico-finanziaria condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza e coordinate dal Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Cosenza Dott. Dario Granieri e dal Sostituto Procuratore, Dottor Giuseppe Cava, hanno permesso di addivenire al sequestro preventivo, per bancarotta fraudolenta aggravata, dell’intero complesso aziendale del più importante "centro fitness e wellness della Calabria". Diversi i beni immobili, in particolare siti in Rende, censiti grazie all'attività dei finanzieri,  tra questi impianti sportivi, macchinari, attrezzature, arredi, macchine d’ufficio, marchio del centro sportivo e avviamento commerciale, nonché uno yacht di proprietà della società ormeggiato in un porto in provincia di Cosenza. La struttura posta sotto sequestro si estende su una superficie di oltre 10.000 mq e comprende, bar, ristorante/pizzeria, centro estetico, centro benessere, due piscine di cui una semi-olimpionica, campi da calcio, da tennis e da squash. Secondo le indagini delle fiamme gialle cosentine in materia di reati fallimentari, l'amministratore pro tempore della  società in questione, D.S. classe ’51, avrebbe distratto dalla massa fallimentare consistenti valori di cassa e l’intero complesso aziendale, mediante l’utilizzo di artefatti contratti di fitto d’azienda e false fatturazioni. Nella "fase terminale" dell’azienda, che ormai da anni versava in una situazione di dissesto irreversibile, sarebbe stata, nello specifico, costituita ad hoc una società, controllata dal medesimo nucleo familiare, che avrebbe assorbito la parte "finanziariamente sana" della fallita mediante un contratto di fitto d'azienda, al fine di proseguire l'attività d'impresa, a scapito dei numerosi creditori e dell'Erario. Il sodalizio guidato dall' amministratore D.S., nonché vero dominus delle fraudolente attività, non sarebbe nuovo a condotte simili. Alla fine degli anni novanta era stata, infatti, posta in essere un'operazione analoga, allorquando la società poi fallita stipulò un contratto d’affitto d’azienda con una società riconducibile proprio all'indagato principale. 
DI ALESSANDRA BEVILACQUA 

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