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12:20:00 - 11 NOVEMBRE 2014

IL VESCOVO OLIVA ALLA MADONNA DELLO SCOGLIO PER UN INCONTRO DI PREGHIERA DA RICORDARE

UN'OMELIA TOCCANTE, QUELLA DEL SUCCESSORE DEGLI APOSTOLI E ALTRETTANTO SPLENDIDA L'EVANGELIZZAZIONE DI FRATEL COSIMO

IL VESCOVO OLIVA ALLA MADONNA DELLO SCOGLIO PER UN INCONTRO DI PREGHIERA DA RICORDARE -

Non si può essere in relazione e in comunione con DIO se non lo si è con il prossimo. Un concetto basilare per ogni cristiano, quello espresso da monsignor Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, monsignor Oliva, presso l’Opera Madonna dello Scoglio fondata da Fratel Cosimo Fragomeni da circa dieci lustri. L’allerta meteo (allarme rosso secondo alcuni, allarmismo rosso secondo altri) non ha impedito, sabato, a diverse comitive di pellegrini, provenienti da diverse località calabresi e di altre regioni, di affluire a Santa Domenica di Placanica. Le sacre funzioni previste nel ricco programma liturgico dell’otto novembre sono state presiedute proprio dal Vescovo. Nella mattinata, con i sacerdoti disponibili per le confessioni (come sempre si notavano molte persone in file  presso i confessionali dell’opera mariana) si è svolto il pio esercizio della Via Crucis, poi la preghiera dell’Angelus. Nel primo pomeriggio, dopo la preghiera del santo Rosario e una evangelizzazione di Fratel Cosimo, il successore degli Apostoli ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, attorniato dai sacerdoti che assistono spiritualmente la comunità mariana di Santa Domenica di Placanica, a cominciare da padre Raffaele Vaccaro, da padre Michele Tarantino . da don Antonio Finocchiaro; oltre che da sacerdoti provenienti da altre diocesi, anche della Sicilia e dal diacono, don Cosimo Chillino. Si è svolta pure la processione con il Santissimo Sacramento, la preghiera di intercessione di Fratel Cosimo, alla presenza del Corpus Domini esposto all’adorazione dei fedeli, e la fiaccolata mariana. A conclusione, il Vescovo ha benedetto l’assemblea ed è stato dato annuncio dei prossimi appuntamenti particolari di preghiera, accanto a quelli consueti di mercoledì, sabato e domenica pomeriggio. Il sei dicembre, come ogni primo sabato del mese, si svolgerà il primo incontro particolare di preghiera, a Santa Domenica, così come l’otto dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione. In entrambe le occasioni sarà sempre il vescovo a presiedere le funzioni sacre. Un vescovo, monsignor Oliva, che sempre più testimonia, con i fatti, di essere un vero successore dei Santi Apostoli. La sua omelia, a riguardo, è stata toccante ed emozionante. Tema centrale è stata la dedicazione della basilica Lateranense (9 novembre 2014). Il pastore diocesano ha spiegato che: “Basilica e cattedrale di Roma, la basilica del Laterano fu il primo segno esteriore e sensibile dove i cristiani reduci dalle “catacombe”, potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore. Quelledificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri.  La festa odierna” – ha continuato monsignor Oliva – “intende richiamare alla nostra attenzione il significato del tempio nella vita e nell’esperienza di una comunità. A Gesù interessa restituire al tempio la sua dignità di luogo di culto vero, inteso come espressione dell’incontro/relazione col Signore. A Lui sta a cuore affermare che la piena relazione con Dio s’instaura nel rapporto con Lui e con la sua persona. Gesù è il vero tempio. San Paolo afferma che "nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo". Cosa vuole dire che Gesù è il fondamento? Le fondamenta danno sicurezza a tutto l'edificio. Ogni costruzione si regge se ha fondamenta salde. E’ Gesù che dobbiamo guardare; è a Lui che dobbiamo orientare la nostra vita. Se è così non siamo solo noi a costruire la nostra vita. E’ lui che edifica. E’ lui che conduce. E’ lui l'anima della nostra esistenza. Lui è il vero perno della vita. Donaci, Signore, di riconoscerti, quando imperversa la tempesta del dubbio e dell’incredulità. A Gesù sta a cuore affermare che la piena relazione con Dio si instaura nel rapporto con Lui e con la sua persona: è Lui il vero tempio! San Paolo aggiunge che per questa profonda relazione che si instaura con Gesù grazie al dono del suo Spirito anche noi possiamo divenire tempio dello Spirito Santo.  "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi". Mai distruggere il tempio di Dio. Santo è questo tempio, la mia vita. Perché in esso abita Dio. Il Vangelo ci riporta all’essenziale della nostra fede: la relazione con il Signore Gesù Crocifisso, morto e risorto. E’ Lui che possiamo e dobbiamo incontrare nel tempio santo. Solo in Lui e nella sua Parola c’è salvezza. Può accadere che il tempio venga a perdere questo suo significato. Ecco allora apparire un Gesù severo che intende far chiarezza di fronte alle manipolazioni del culto:«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». E’ vero: c’è bisogno di spazi sacri in una società troppo secolarizzata. Spazi che ci ricordano che qui sulla nostra terra Dio ha posto la sua dimora. Il tempio è «luogo della domanda»: attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola e l’incontro con i fratelli nascono e maturano domande sul senso della nostra vita e sul modo in cui rispondiamo al Signore. Il tempio è luogo per l’ascolto della Parola e spazio ove maturano segni di condivisione e di carità. Far scaturire dall’incontro con Gesù il nostro impegno per il bene comune è l’autentica novità che oggi ci viene proposta. Nel ricordare che non si può essere in relazione con DIO se non si è in relazione con il prossimo, monsignor Oliva ha espresso che non si addicono alle chiese, “Le chiacchiere inutili e le  maldicenze, le manifestazioni di gelosia ed i protagonismi. Sì a spazi ove è possibile vivere il raccoglimento e la preghiera, l'incontro e l'ascolto, il dialogo con Dio, l'accoglienza della parola, l'Eucaristia.” Evidenziando di essere in linea con papa Francesco, il pastore della diocesi locridea, ha affermato: “Un tempio, una chiesa trasformata in mercato, in luogo di commercio, di affari, di scambio di cose, di interessi diversi, non è più quello che deve essere “casa di preghiera”, dove la preghiera dei singoli diventa preghiera comune («Lo zelo per la tua casa mi divorerà»). Il rispetto del tempio sacro è rispetto della comunità, dell'unità delle persone in CRISTO. Nel tempio si può e si deve fare esperienza di comunione ecclesiale. Edificare questa comunione è compito anzitutto dei pastori. Parlando del ministero episcopale, il Santo Padre ha ricordato che i vescovi sono successori degli Apostoli e, come tali, “sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro”. È per questo che “Le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi”, al punto che – continuava papa Francesco - una “Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata”.  Il tempio, come luogo dell’incontro con il Signore e dell’unità del popolo di Dio, ci aiuta a schierarci dalla sua parte, ma anche a stare con lo stile di Dio in un mondo che non assomiglia a quel tempio, dove si vende e si propone di tutto e dove ci mettiamo di tutto anche quello che non ha nulla a che vedere con proposte e progetti che provengono dall’aver accolto e interiorizzato la Parola di Dio.  Nella nostra esperienza religiosa occorre superare due eccessi: il tempio è tutto oppure del tempio possiamo fare a meno. Quando il tempio è tutto, c’è il rischio di non accorgersi che il Signore ha tanti altri modi per farsi incontrare. Quando si cancella il tempio (luogo dell’incontro comune con Dio) dai propri orizzonti, c’è il rischio di farsi un Dio su misura.” Concludendo, monsignor Oliva, si è rivolto a DIO: “Fache il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, ti segua”. Fratel Cosimo, invece, nella propria evangelizzazione, traendo spunto dal Vangelo di Giovanni, capitolo 2, versetti dal 18 al 22 (Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù). Purtroppo al tempo di oggi,” – ha dichiarato Fratel Cosimo – “nonostante la viva testimonianza del Vangelo, molti non credono nella risurrezione del Signore, e di conseguenza nemmeno in quella personale, che dovrà avvenire per ciascuno di noi, nell’ultimo giorno. Alcuni dicono: “di tutti quelli che sono morti nessuno è mai ritornato, una volta che si chiudono gli occhi tutto finisce lì”. Miei cari, questo modo di ragionare dunque, è assolutamente errato. Dice S. Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi c. 15 v. 12-14: ora se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Continua S. Paolo: se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Miei cari fratelli e sorelle, il cristiano autentico, vero, che segue Cristo attraverso il suo insegnamento evangelico, deve credere a tutto ciò che dice la scrittura, così come hanno creduto i discepoli di Gesù, anche se con un po’ di ritardo, come abbiamo udito dal Vangelo di Giovanni: essi, cioè i suoi discepoli, si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Dice un detto popolare: non è mai troppo tardi. A questo punto interroghiamo la nostra coscienza: se fino ad ora, miei cari, non abbiamo creduto ciecamente a tutto ciò che afferma il Vangelo, Parola di verità, riguardo quanto concerne la risurrezione di Cristo, è giunto il momento di credere veramente, senza alcuna ombra di dubbio. La fede vera in Gesù Cristo e nella sua risurrezione, ci consentirà di non avere paura della morte, perché credendo veramente, sappiamo che la morte è un passaggio da questo mondo all’altro, in attesa della risurrezione finale. Dichiara Gesù, nel Vangelo di Giovanni al c. 11 v. 25-26: Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Crediamo noi questo, miei cari? ….. Si, un giorno anche noi come Cristo risorgeremo dalla tomba, non più per una vita di tribolazioni, di affanni e di dolori,” – ha infine annunciato – “ma per una vita di beatitudine, una vita di gloria che non avrà mai fine.”

 

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