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16:23:00 - 28 NOVEMBRE 2014

POLIZIA POSTALE: FERMATA FRODE INFORMATICA

SEGNALATI ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA DUE TRENTENNI PARTENOPEI

POLIZIA POSTALE: FERMATA FRODE INFORMATICA  -

La rapida diffusione dell'uso di Internet ha ben presto messo in evidenza i punti di debolezza della Rete stessa, in particolar modo con riferimento alla sicurezza informatica. E' in questo scenario che nasce nel 1981 la Polizia Postale e delle Comunicazioni, quale "specialità" della Polizia di Stato all'avanguardia nell'azione di prevenzione e contrasto della criminalità informatica e a garanzia dei valori costituzionali della segretezza della corrispondenza e della libertà di ogni forma di comunicazione.

Il principale sforzo operativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni è nella direzione del continuo adeguamento della propria risposta alle nuove frontiere tecnologiche della delinquenza.

 

In questo ambito, delicato e in continua evoluzione, la Sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catanzaro ha identificato nei giorni scorsi due trentenni della provincia di Napoli segnalandoli all’Autorità Giudiziaria, per il reato di Frode Informatica.

 

Il reato più importante nel contesto del commercio elettronico è senza dubbio la frode informatica, o altresì detta frode elettronica, introdotta dall’art. 10 della L.547/93, all’art. 640ter c.p.. Il legislatore, con questo intervento normativo, ha ridisegnato la figura tradizionale del reato di truffa, e in particolare il concetto di “induzione in errore di una persona mediante artifizi o raggiri”, elaborando una nuova fattispecie in cui il raggirato è il computer soggetto alla alterazione ad opera del reo.

 

D.A. e T.D. effettuavano operazioni fraudolente, mediante l’utilizzo di artificiosi mezzi e tecniche informatiche, addebitandole su carte prepagate di sventurati catanzaresi che trasferivano prima su conti gioco SNAI e poi per rendersi irrintracciabili, utilizzavano le vincite dei conti gioco per acquisti online, convinti di poter far perdere le proprie tracce. Le somme addebitate ai malcapitati, 500 euro circa, al termine delle operazioni di reinvestimento, oltre che essere “ripulite”, lievitavano fino a raggiungere i 5.000 euro.

 

Questa tecnica detta phishing è un tipo di frode ideato allo scopo di rubare l'identità di un utente. Quando viene attuato, una persona malintenzionata cerca di appropriarsi di informazioni quali numeri di carta di credito, password, informazioni relative ad account o altre informazioni personali convincendo l'utente a fornirgliele con falsi pretesti. Il phishing viene generalmente attuato tramite posta indesiderata o finestre a comparsa.

Il phishing viene messo in atto da un utente malintenzionato che invia milioni di false e-mail che sembrano provenire da siti Web noti o fidati come il sito della propria banca o della società di emissione della carta di credito. Arriva dunque nella propria casella di posta elettronica un'e-mail che sembra provenire dalla banca e vi dice che c'è un imprecisato problema al sistema di "home banking". Ritenendo queste e-mail attendibili, gli utenti troppo spesso rispondono ingenuamente a richieste di numeri di carta di credito, password, informazioni su account ed altre informazioni personali. Queste imitazioni sono spesso chiamate siti Web "spoofed". Una volta all'interno di uno di questi siti falsificati, è possibile immettere involontariamente informazioni ancora più personali che verranno poi trasmesse direttamente all'autore del sito che le utilizzerà per acquistare prodotti, richiedere una nuova carta di credito o sottrarre l'identità dell'utente.

 

Ma, fortunatamente, i due nulla hanno potuto contro la scrupolosa e caparbia indagine degli Agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione di Specialità che sono riusciti a smascherare i cyber criminali.

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