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17:10:00 - 03 DICEMBRE 2014

IL PRESIDENTE RAFFA INTERVIENE SULLA SOPPRESSIONE DELLA SOPRINTENDENZA: 'PROVOCHERÀ AUMENTO DI ILLEGALITÀ'

IL PRESIDENTE RAFFA INTERVIENE SULLA SOPPRESSIONE DELLA SOPRINTENDENZA: 'PROVOCHERÀ AUMENTO DI ILLEGALITÀ' -

“La decisione del Governo Renzi di sopprimere la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Reggio e Vibo Valentia provocherà l’aumento dell’illegalità in un territorio duramente sfregiato dal pregresso abusivismo”. Lo afferma il Presidente della Provincia di Reggio Calabria per il quale “la politica dei tagli verticali penalizza  quelle aree geografiche, e la Calabria è una di queste, dove la presenza delle articolazioni statali, soprattutto di quelle deputate al controllo del decoro e dello sviluppo urbano, sono il garante dei diritti dei singoli e della collettività. L’Amministrazione che presiedo – sottolinea Giuseppe Raffa – con la Soprintendenza ‘condivide’ la procedura  di rilascio  delle autorizzazioni paesaggistiche  per una corretta attività  di tutela e di valorizzazione del territorio. Oltre all’aumento del rischio all’immagine dei luoghi, la soppressione, inevitabilmente,  provocherà disagi all’utenza  che, come per il passato,  dovrà  rapportarsi con la sede di Cosenza. Proprio nella consapevolezza dell'importanza di avere uffici con cui poter dialogare direttamente, la Provincia ha da tempo concesso propri locali e, oggi, ha messo a disposizione  della Soprintendenza  l'immobile di via Fata Morgana. I positivi risultati in termini di riduzione dei tempi di rilascio dei pareri e delle autorizzazioni paesaggistiche è sotto gli occhi di tutti. Ed oggi,  con la prossima istituzione della Città Metropolitana,  sembrerebbe paradossale che Reggio perda un ufficio d'importanza strategica per i processi di tutela e valorizzazione del proprio territorio. A parole,  il premier  Renzi promette aiuto a questa terra, ma una volta scemato il clamore mediatico delle visite lampo sono gli atti del suo Governo a riportarci  a quell’antica condizione  che non tiene conto del nostro status di cittadini per trattarci da sudditi”.

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