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22:02:00 - 10 DICEMBRE 2014

SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA ALLA MADONNA DELLO SCOGLIO

TUTTE LE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL VESCOVO DIOCESANO

SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA ALLA MADONNA DELLO SCOGLIO -

Una giornata meravigliosa, a detta delle tantissime persone che, come sempre, affluiscono a Santa Domenica di Placanica per onorare, venerare e lodare la Madonna dello Scoglio. L’otto dicembre la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Sempre Vergine Maria è stata presieduta dal vescovo della dicoesi di Locri – Gerace, monsignor Oliva il quale, con una toccante omelia ha dispensato pillole di saggezza e di grande spiritualità ai convenuti. I pellegrini hanno viaggiato da diverse regioni italiane, per raggiungere l’opera mariana fondata da Fratel Cosimo Fragomeni da circa dieci lustri e celebrare la solennità dell’Immacolata. Dopo essersi accostati al sacramento della confessione, dispensata dai sacerdoti presenti ma sempre in numero insufficiente, rispetto alle folle che sostano in fila presso i confessionali, i devoti mariani hanno seguito l’intenso programma liturgico, iniziato alle ore 14,00 con una straordinaria evangelizzazione di Fratel Cosimo. L’uomo di Dio, che ha tratto spunto dal Vangelo, ha pure elevato una preghiera al Signore, per intercessione della Madonna dello Scoglio, per tutti gli ammalati e sofferenti e per i bisogni spirituali e materiali dei convenuti e dei loro cari. Il successore degli apostoli, invece, oltre ad aver presieduto la solenne concelebrazione eucaristica, attorniato dai sacerdoti presenti, a cominciare dall’assistente spirituale della comunità mariana, padre Raffaele Vaccaro (dei missionari dell’evangelizzazione diretti da padre Rocco Spagnolo), ha guidato la processione della Madonna. Nella propria omelia, monsignor Oliva ha esordito proprio esaltando la celebrazione della Solennità dell’Immacolata “Che” – ha detto – “nel cuore dell’Avvento, non è una coincidenza. Nella Vergine madre accogliamo il modello della chiesa che attende,” – ha espresso il pastore diocesano – “della chiesa in ascolto. Maria è modello di fede e ha saputo accogliere il Signore nella concretezza della sua vita. Era una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo. Ma in quel cuore di giovane figlia d’Israele c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio era destinata a diventare la Madre del Redentore. Nell’Annunciazione, il Messaggero di Dio la chiama “piena di grazia” e le rivela questo progetto. Maria risponde “sì” e da quel momento la fede di Maria riceve una luce nuova: si concentra su Gesù, il Figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza. Come ha vissuto Maria questa fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa... Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio.” Il Vescovo, poi, ha citato una affermazione di Santa Elisabetta: Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. “L’affermazione di Elisabetta” – ha spiegato – “acquista carattere di verità universale: è una beatitudine che vale per tutti i credenti, e concerne coloro che accolgono la Parola di Dio e la mettono in pratica e che trovano in Maria il modello ideale. E’ la prima beatitudine del Vangelo che riguarda Maria, ma anche tutti coloro che la vogliono seguire e imitare. C’è in Maria uno stretto legame tra fede e maternità, come frutto dell’ascolto della Parola. Luca qui ci suggerisce qualcosa che riguarda anche noi: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Anticipando quasi queste parole, Elisabetta, mossa dallo Spirito Santo, ci annuncia che ogni discepolo può diventare “madre” del Signore. La condizione è che creda alla Parola di Dio e che la viva. Maria, dopo Gesù, è colei che meglio e più perfettamente ha saputo dire “sì” a Dio. E’ soprattutto questa la sua santità e la sua grandezza. E se Gesù è il Verbo, la Parola incarnata, Maria, per la sua fede nella Parola è la Parola vissuta, ma creatura come noi, uguale a noi.  Maria ha creduto alla parola del Signore (nell’annunciazione) ma non sapeva fino in fondo cosa la aspettasse. Giorno dopo giorno si chiariva ai suoi occhi e nel suo spirito la missione del Figlio, e gradualmente ella stessa come Madre si apriva sempre più a quella novità della maternità che doveva costituire la sua parte accanto al Figlio. Ella «avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla Croce». Il suo è stato un cammino di fede (LG 58; cf RM 1-20). Elisabetta proclama Maria beata perché «ha creduto» ma queste parole non si riferiscono solo al particolare momento dell’annunciazione. Questo rappresenta il momento culminante della fede di Maria in attesa di Cristo, ma è anche il punto di partenza, da cui inizia tutto il suo cammino di fede. La vediamo infatti poco più tardi udire altre parole, quelle pronunciate da Simeone al tempio di Gerusalemme: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le genti» (Lc 2,30), e poi rivolto a Maria «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34). Le parole di Simeone risuonano come un secondo annuncio a Maria, perché le indicano la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore. Infatti, dopo la visita dei Magi, Maria insieme al bambino deve fuggire in Egitto sotto la protezione di Giuseppe, perché Erode cercava il bambino per ucciderlo. Nel periodo della vita nascosta di Gesù a Nazareth, Maria rimase nell’intimità col mistero del suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fede, man mano che Gesù «cresceva in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Ne abbiamo conferma quando, ritrovato nel Tempio, alla domanda della madre: «Perché ci hai fatto così?», Gesù dodicenne rispose: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?», l’evangelista aggiunge: «Ma essi (Giuseppe e Maria) non compresero le sue parole» (Lc 2,48). Dunque Maria viveva nell’intimità con questo mistero solo mediante la fede. E avanzando nella peregrinazione della fede! E così fu anche durante la vita pubblica di Cristo, per cui di giorno in giorno si adempiva in lei la benedizione pronunciata da Elisabetta nella visitazione: «Beata colei che ha creduto». Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo significato, quando Maria sta sotto la Croce. Qui Maria serbò fedelmente la sua unione col Figlio (Cf LG 58) e, mediante la fede, partecipò allo sconvolgente mistero della spoliazione del Figlio. Così in questa sua peregrinazione della fede Maria, non solo partecipava al mistero di Cristo, ma lo rendeva presente agli uomini. E ancora continua a farlo. Con Lei comprendiamo più facilmente come la fede sia un continuo convertirci a Dio, un continuo consegnargli il cuore, cominciando ogni giorno, in modo nuovo, a vivere la fatica di credere, di sperare, di amare e di esistere” – ha concluso monsignor Oliva -  “per gli altri, per tutta la vita.”

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