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17:41:00 - 20 GENNAIO 2015

'Ndrangheta a Roma, il Gip: 'Elevato spessore e professionalità del crimine'

'Ndrangheta a Roma, il Gip: 'Elevato spessore e professionalità del crimine' -

Un "contesto delinquenziale di formazione e di impegno operativo dei sodali, stabilmente collegati a cellule 'ndranghetistiche attive in Calabria, Roma e Provincia". È quanto evidenza il gip Roberto Saulino in un passaggio delle 684 pagine del provvedimento cautelare emesso nei confronti di 31 persone accusate di far parte di un'organizzazione criminale legata alla 'ndrangheta ed operante nella capitale.
"Tale qualificante modus operandi si rinviene quale elemento distintivo di ulteriori reati (estorsioni, lesioni personali e violazioni legge armi) ascritti a sodali e non, che - scrive il gip - costituiscono espressione dell'elevato spessore criminale degli autori e della 'professionalità' da costoro impiegata nella gestione di una attività delinquenziale sistematicamente svolta ai massimi livelli". Il quadro complessivo delineato dalle indagini svolte, scrive il giudice "disvela caratteri di indubbia gravità e configura, con particolare urgenza e pregnanza, imprescindibili esigenze di cautela". In particolare, "quanto alle esigenze istruttorie, sussiste concreto ed attuale pericolo di contaminazione e dispersione del materiale probatorio già raccolto e di quello ancora da acquisire, principalmente in considerazione del qualificato contesto criminale nell'ambito del quale sono maturate le condotte per cui si procede, tenuto conto, altresì, della efficiente, collaudata e riservata rete di comunicazioni e connivenze di cui gli indagati si avvalgono, e, non da ultimo, delle strategie di copertura ed assistenza reciproca, sistematicamente attuate al fine di depistare le indagini e garantirsi 'incontrollatì spazi di azione. Al tal fine, con particolare riferimento ai delitti connotati da modalità operative e da finalità agevolative mafiose, vengono in evidenza anche il clima omertoso e le condotte intimidatorie e ritorsive che usualmente caratterizzano la dimensione criminale di appartenenza degli indagati, con correlativa emersione di concreto rischio di manipolazione dei dati reali e di significativa negativa incidenza sull'apprezzamento della attendibilità del collaboratore di giustizia Gianni Cretarolo".
Fondato e concreto per il giudice è anche il pericolo di fuga "anche a motivo dei gravi precedenti penali e delle pendenze giudiziarie dai quali risultano gravati" alcuni degli indagati, nonché "delle collaudate relazioni con sodali stanziati all'estero e delle pregresse (per alcuni degli indagati) esperienze di latitanza, queste ultime rese possibili ed agevolate anche dalla disponibilità di mezzi finanziari e dalla riscontrata straordinaria mobilità sul territorio (anche di più stati)". Sussiste, infine, "al massimo grado, l'esigenza cautelare connessa al concreto pericolo che gli indagati commettano altri delitti della stessa specie di quelli in relazione ai quali si procede, tenuto conto della obiettiva gravità, della reiterazione e delle allarmanti modalità esecutive delle condotte contestate, nonché della negativa personalità degli agenti, dati obiettivi di indiscutibile valore sintomatico, tali da imporre la formulazione di una prognosi di rilevante rischio di recidiva. Con specifico riferimento alle condotte di narcotraffico accertate nell'ambito del presente procedimento, risulta, infatti, ampiamente comprovata la continuità e la molteplicità dei comportamenti criminosi, attuati con 'movenze ed abilità professionalì nell'ambito di un'efficiente organizzazione finalizzata alla ottimizzazione delle risorse disponibili, nella piena consapevolezza dei rischi connessi, non disgiunta dalla sistematica adozione di collaudati accorgimenti in funzione di cautela, onde eludere eventuali controlli e/o interventi repressivi".

 

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