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12:02:00 - 21 GENNAIO 2015

“CIAO AMORE CIAO” AL MAZZINI DI LOCRI

Luigi Tenco raccontato da Nino Racco

“CIAO AMORE CIAO” AL MAZZINI DI LOCRI -

Come riuscire a rappresentare la vita di un grande artista che ha lasciato un segno indelebile nel cuore degli italiani?

Il 13 gennaio 2015, nell’auditorium dei Licei Mazzini a Locri ci riesce Nino Racco, apprezzato cantastorie bovalinese, che oramai è di casa al Mazzini dove spesso regala ai ragazzi i suoi magistrali spettacoli, dalla Baronessa di Carini al brigante Musolino, e stavolta riesuma e porta in scena, la figura di un cantautore, forse sconosciuto alle nuove generazioni, che ha, appunto, segnato la storia musicale del nostro Paese: si tratta del compianto Luigi Tenco. La vera essenza dell’artista emerge attraverso l’arte del teatro, spicca tra monologhi, dialoghi e canti di Racco che, senza pretese, mantenendo toni sobri e una voce limpida e naturale riporta con grande maestria e dovuto rispetto;   

I minuti dello spettacolo corrono veloci, inseguendo ritmi musicali scivolano su venature poetiche e tramite la caparbietà del cantastorie nell’interpretare Luigi Tenco  catturano immediatamente l’attenzione del pubblico che, è come se riuscisse a rivivere con la mente e col cuore le tappe fondamentali della breve ma intensa vita dell’autore, tra l’altro, della celeberrima “Mi sono innamorato di te”. L’atmosfera dell’Auditorium  dei licei “Mazzini” di Locri si lascia, dunque, soggiogare da tanta emozione, i cuori palpitano e gli occhi diventano lucidi  di fronte al riaffiorare del mito di questo intramontabile poeta.

Il centro del racconto se lo prende quasi prepotentemente la canzone “Ciao, Amore ciao”. Un brano che, originalmente, nasce come espressione della solidarietà di Luigi  che, ritornato ragazzino, saluta dei soldati  e vorrebbe essere con loro, probabilmente tentato da un amore patriottico. Ma lo stesso testo è velato dalla voglia di riscatto sociale, dal bisogno di pace, di tranquillità e da un antimilitarismo “pesante” e “pensante” . Il sogno di Luigi viene, però, oppresso dalla sua Casa Discografica che vuole portarlo a Sanremo; “Ciao, amore ciao” subisce così varie modifiche fino a che le idee di Tenco vengono “soffocate” e sul palco del Casinò di  Sanremo il  26 gennaio del  1967 non c’è più la sua “vera” canzone ma una “canzonetta”, seppure piacevole, privata dei suoi ideali. Quella sera lui non riesce nemmeno a cantarla, si sente in gabbia; lo stress e lo sconforto si impadroniscono del suo corpo e lo portano al tragico atto ultimo della sua esistenza.

Molti vedono  il suicidio come una mera forma di egoismo, ma in questo caso Tenco lo ha fatto per liberarsi da un mondo ingiusto che tanto lo opprimeva, colpevole di aver ucciso i suoi sogni. Dietro questo atto di dolore c’è la volontà di una denuncia sociale, che si tramuta in un gesto eroico teso a dare una lezione alla società stessa. Come Socrate morì per affermare i suoi valori, lo stesso fece Tenco. Abbracciò la morte per dare vita a un messaggio che voleva lanciare a tutti ma in particolare a un mondo che non capiva, un mondo che non ha saputo amarlo, quello stesso mondo che oggi non può e non deve dimenticarsi di lui. Ed è grazie ad artisti come Nino Racco che il ricordo di Luigi dura ancora e a distanza di anni ed è ancora fonte di riflessioni che hanno animato anche il post-spettacolo al “Mazzini”.

MICHELA CORDI’ e DANILO VALLELONGA      classe  V A

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