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00:28:00 - 30 GENNAIO 2015

IN CORSIVO | Bentornata a casa signora Lanzetta

IN CORSIVO | Bentornata a casa signora Lanzetta -


Maria Carmela Lanzetta ha un colpa: essere taciturna, quasi invisibile. Un imperdonabile atteggiamento che in politica viene spesso visto, e scambiato, con disinteresse nei confronti della “cosa pubblica”. La gente comune, così come gli osservatori politici, ama i personaggi sorridenti, belli, affabulatori e conturbanti. Una situazione tutta italiana, affidarsi a chi ha la faccia come il culo. Questa mattina una bella intervista del Corsera (pag. 28 per chi se la fosse persa) ridà sicuramente dignità e verità alla Maria Carmela Lanzetta donna, prima che (ex) ministra. Rivendica con profonda umiltà il suo ruolo di “ministro sul territorio”, dunque non da palcoscenico, e non fa mistero del perché della sua nomina romana nel febbraio scorso, ovvero “donna meridionale”, quindi – parafrasando il suo pensiero – avvantaggiata forse per motivi di attuale convenienza politica, altresì chiamata in tempo di Renzismi “recupero dell’immagine perduta” .

In Calabria, poi, la sua figura è spesso vista come “l’arrivista di turno”, la più classica delle preferite, benedette e privilegiate dai potenti. E’ questa l’immagine che si ha di una donna onesta, di una donna che risponde solo se interrogata, senza esagerazioni e sproloqui vari. Un certo Nino Spirlì, a quanto pare conosciuto per aver scritto “Diario di una vecchia checca”, spacciandosi oggi per “Responsabile Regionale del Dipartimento Cultura di Forza Italia”, dice in una nota – chiesta da nessuno – che “sarebbe stato meglio scegliere Cicciolina Staller, almeno avrebbe avuto una propria peculiarità, dimostrata in anni di intensa e sentita carriera. Anche politica”. Dice, inoltre, di non conoscere personalmente la Lanzetta, attaccandosi ridicolmente agli “zero nobel” ricevuti in carriera per gettare fango a gratìs, dimenticandosi però delle pessime figure fatte, in tema proprio di cultura, dal suo compagno di partito Mario Caligiuri. Mica dall’altra parte va meglio. I commenti mattutini di Franco Laratta, fra un selfie e l’altro, oggi erano dedicati a smontare l’intervista della Lanzetta al Corsera perchè, secondo l’acuto punto di vista del selfista di San Giovanni in Fiore, la stessa dipingeva la Calabria come “la solita terra di disperati e di disperazione” e perché, giustamente, “non si fa fare una bella figura a questa terra” che aveva appena messo in giunta 3 indagati, più qualche altro bel personaggio in Consiglio (vedi ad esempio fresco rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta del consigliere Michele Mirabello) . E aggiunge: “Usare espressioni del tipo: «Io con quell’assessore non lavoro» (Nino De Gaetano ndr), fa diventare personale un problema che personale non è”. Che sarebbe un po’ come dire: “Lanzetta, se De Gaetano a letto ti ha delusa non puoi farne una questione politica. Devi scindere le due cose!”

Ma comunque la si metta, a dispetto di quel che pensano isterici e vanesi, l’ex sindaca di Monasterace a Roma ci è arrivata per meriti sul campo, pagati a suon di attentati alla propria persona (aspetto che dovrebbe riguardare anche Spirlì, visti i recenti e miserabili attentati subiti), per l’impegno costante e la passione senza mai chiedere nulla. Così, a memoria, non si ricordano auto-erigimenti a paladina dell’antimafia, a super donna e soprattutto a velleità e ambizioni politiche della Lanzetta. Una donna seria. Anzi: una donna sana. Ed ecco che per queste virtù, solo in Italia considerate colpe, la signora Lanzetta viene costantemente bersagliata da più parti, ricordata da alcuni per i suoi comodi stivali, anzichè il tacco 12, indossati giorno della presentazione del governo Renzi, quasi sfigurata al cospetto di Madame Madia e Madonna Boschi o per i suoi silenzi e le poche apparizioni tv, al contrario delle più celebri colleghe.

“Non ho firmato – commenta ancora Maria Carmela Lanzetta al Corsera – per la presenza di Di Gaetano: va contro le mie scelte di vita e politiche”. E’ tutta qui la bellezza di questa donna, indipendemente dal fatto di essere o meno una statista: rinunciare ad una carica, anche a costo – come rivelato nell’altra intervista sulle pagine de “Il Quotidiano del Sud” – “di tornare a fare la farmacista”. Rinunciare per motivi di incompatibilità tra l’onestà e il sospetto di stare anche lontanamente seduta assieme ad un compagno di banco (e di decisioni politiche) potenzialmente colluso con la ‘ndrangheta. E’ vero, diranno i soliti super garantisti, Nino De Gaetano non è stato raggiunto da nessun provvedimento e non risulta neanche indagato. Ma a gente come Maria Carmela Lanzetta (e a pochissimi altri) questo evidentemente importa poco. A gente sana come lei basta aver letto quello che altri oggi invece preferiscono dimenticare, ovvero che secondo gli inquirenti nella casa del boss Tegano c’erano pacchi con i santini di De Gaetano. E non importa come e quanto il neo assessore sia dentro a questa brutta storia, perché il fatto incontestabile, al di là di ogni ragionevole garantismo, è che quei santini a casa del boss c’erano davvero. Ad ognuno le proprie conclusioni, dunque. E non si dica nemmeno che Mario Oliverio ha deciso di costituire la Regione come parte civile nei processi di mafia, perché il malaffare, la collusione, le ruberie non si chiamano solo ‘ndrangheta e non sono solo date dalle sentenze di un giudice. Troppo facile così: nascondersi sempre dietro lo spauracchio dei Mancuso, dei Tegano, dei De Stefano, dei Grande Aracri e sventolare la bandiera della più bieca purezza. “Paura di altri attentati?”, domanda in conclusione il cronista del Corsera. “No. Ma in Calabria, sa, c’è qualcosa di peggio: la fatica di vivere ogni giorno”.

Bentornata a casa, signora. 

 
di Angelo De Luca*
*giornalista di Servizio Pubblico (La7)

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