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12:03:00 - 02 FEBBRAIO 2015

UN LUNGO E COMMOSSO APPLAUSO PER L'ULTIMO SALUTO AL LEADER DEI MATTANZA

UN LUNGO E COMMOSSO APPLAUSO PER L'ULTIMO SALUTO AL LEADER DEI MATTANZA -

Lungo e commosso è stato l'applauso con cui Reggio Calabria ha voluto salutare per l'ultima volta Mimmo Martino, leader dei Mattanza e padre della musica folk calabrese. Tanti gli artisti presenti ma in prima fila c'era soprattutto moltissima gente comune accorsa per rendere omaggio a chi, con le sue canzoni, ha portato in piazza un pò di più questa “bella ma dannata” Calabria. Tra lo sconforto dei fan e la disperazione dei suoi cari, il frontman del gruppo calabrese dei Mattanza è venuto a mancare alle prime luci dell'alba di sabato nella sua abitazione. Tragicamente stroncato da un infarto, aveva 72 anni. Legato alla Calabria, che ha raccontato in tutte le sue sfumature e accezioni, è stato musicista, studioso della tradizione e poeta. Spirito critico, è stato definito "l'analista delle criticità" che denunciava per mezzo della sua musica, per esorcizzarle ma anche nel tentativo di porle all'attenzione comune.  La Calabria "disgraziata" Martino l'ha portata un po' ovunque, facendo comunque proprio l'orgoglio di appartenere a una terra che, pur aspra, considerava "meravigliosa". 
Amante della musica già da giovanissimo Mimmo doveva partecipare alle selezioni dello Zecchino d'Oro a Reggio: cosa che saltò, in quanto si dovette trasferire a Parma. Lì fondò un gruppo rock nel 1966. Di ritorno a Reggio, per mantenersi fondò il gruppo "I rubacuori". Qualche tempo più tardi, insieme ad un amico, fonda il "Campanella", grazie al quale ha avuto gira la Calabria, la Sicilia ma anche la Toscana e l'Umbria.  Nel 1997 nascono i Mattanza, il gruppo capolavoro di Martino. E' lo stesso artista reggino a spiegare il perchè di questo nome: "la cultura tradizionale si stava e si sta distruggendo da qui un nome cosi cruento" dice. Una mattanza che deve essere evitata con ogni mezzo, perché, come recitavano a conclusione di ogni concerto "un popolo senza storia è come un albero senza radici. È destinato a morire".
ALESSANDRA BEVILACQUA

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