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17:29:00 - 10 FEBBRAIO 2015

Operazione antidroga, Cafiero de Raho: 'eroina inquieta, potenza distruttiva'

Operazione antidroga, Cafiero de Raho: 'eroina inquieta, potenza distruttiva' -

"Il riapparire dell'eroina inquieta e non perché altri tipi di stupefacenti non siano deleteri per chi li consuma, ma per la potenza distruttiva, del corpo e dell'anima, che ha". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho incontrando i giornalisti per illustrare i risultati dell'operazione condotta dalla polizia che stamani ha eseguito 23 arresti.
De Raho ha voluto in primo luogo salutare il questore Guido Longo che nei prossimi giorni andrà a dirigere la Questura di Palermo per "il lavoro comune che ha cementato un rapporto di amicizia via via più stretto".
Il procuratore ha quindi ricordato la morte di Mario Negro, "un ragazzo con problemi di tossicodipendenza, ricoverato in un centro di recupero, deceduto subito dopo le sue dimissioni per una dose di eroina cedutagli da Rocco Mandalari e Amarildo Canaj, che devono rispondere del reato di 'morte come conseguenza di altro delitto'".
"E' un'operazione - ha detto dal canto suo il questore Longo - che desta giustificato allarme sociale perché stavolta riappare sul 'mercato' reggino degli stupefacenti l'eroina, che è particolarmente deleteria. Molto più della cocaina, l'eroina distrugge la gioventù che così finisce fatalmente nelle mani di gente senza scrupoli come gli 'ndranghetisti. Mi sento finora di escludere che nella fascia ionica reggina sia stata impiantata una raffineria di morfina perché precedenti operazioni di polizia hanno sempre condotto, negli anni '80, a Cosa Nostra, ai Santapaola e ai corleonesi, che raffinavano la morfina per poi rivenderla alla 'ndrangheta. Ma l'allarme rimane comunque alto perché l'interesse della 'ndrangheta della ionica reggina, come dimostra l'operazione 'New Bridge', non è mai venuto meno per l'eroina tanto da rivenderla anche sulla piazza di New York".
Per il nuovo dirigente della squadra mobile Francesco Rattà "l'inchiesta ha permesso di ricostruire il linguaggio criptico usato dal gruppo criminale che non utilizzava luoghi fissi per cedere lo stupefacente, ma di volta in volta sceglieva zone urbane o di campagna, comunque sempre nei pressi di Melito Porto Salvo".

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