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18:12:00 - 17 FEBBRAIO 2015

PICCHIO' A MORTE LA MOGLIE, CONDANNATO A 18 ANNI

PICCHIO' A MORTE LA MOGLIE, CONDANNATO A 18 ANNI -

La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria ha confermato i 18 anni di carcere già emessi in primo grado nei confronti di Domenico Laface l'uomo accusato di aver ucciso a botte la moglie, Immacolata Rumi, 53enne morta agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria in seguito alle percosse. La Corte presieduta da Bruno Finocchiaro ha dunque confermato quanto stabilito dal Gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, che aveva avvalorato le indagini portate avanti dal pm Antonella Crisafulli.
Laface verrà arrestato dai Carabinieri nei giorni successivi al decesso. Immacolata Rumi giungerà in ospedale in condizioni gravissime e morirà ancor prima di entrare in Rianimazione. "Mio padre l'ha malmenata con una certa violenza in più occasioni anche in presenza mia e dei miei fratelli. A volte le dava anche pugni sul viso, sul corpo, calci. In qualche occasione l'ha picchiata con un bastone del tipo da passeggio che normalmente sta all'ingresso nel portaombrelli". Sono state le testimonianze dei figli raccolte dai carabinieri a confermare l'indole violenta di Domenico Laface. Una versione diversa rispetto a quella raccontata ai Carabinieri dallo stesso Laface, nel periodo in cui il pm Antonella Crisafulli ne aveva disposto il fermo prima dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Cinzia Barillà: "Con mia moglie -ha dichiarato- ho sempre avuto un buon rapporto, mi ha dato sei figli, non abbiamo mai litigato e poi perchè avrei dovuto menare mia moglie? Ribadisco che non l'ho mai toccata, può esserci stata qualche parola di discussione, ma per i figli, che non e' mai degenerata. Io le ho sempre voluto bene perché era una brava ragazza, ora Gesù Cristo l'ha voluta e se l'è chiamata". Gli inquirenti non gli hanno creduto, visto pure il suo atteggiamento "non mostrando mai una particolare sensibilità o drammatico dolore per la perdita della persona amata", scriverà il Gip che firmerà l'ordinanza di custodia cautelare.
Il particolare più inquietante lo racconta proprio Laface al Gip, ricordando di quando gambizzò il fratello dell'ex moglie, per punire il presunto tradimento di quest'ultima: "Si tratta pur sempre -secondo il Gip - di eventi sintomatici di un indole assolutamente brutale ed impulsiva".
L'avvocato Fabio Tuscano, difensore dell'uomo, ha preannunciato ricorso in Cassazione.

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