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10:01:00 - 24 FEBBRAIO 2015

Omicidio Congiusta : ecco le intercettazioni in carcere di Tommaso Costa contro il fratello pentito.

Omicidio Congiusta : ecco le intercettazioni in carcere di Tommaso Costa contro il fratello pentito. -


“Ma questo che viene Rossano mai si poteva sognare di dire queste cose. Gliele ha detto lui”. Tommaso Costa è inferocito. E’ una furia contro il fratello Giuseppe, che apostrofa come “megalomane cornuto”, per quanto emerso nel corso del processo bis per l’omicidio di Gianluca Congiusta che si sta svolgendo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Un processo che è stato riaperto in dibattimento e che ruota anche attorno alla credibilità che i giudici decideranno di dare proprio a Giuseppe Costa, pentito finito sulla graticola grazie ad un secondo collaboratore di giustizia Vincenzo Curato. Dopo l’inizio della collaborazione di Giuseppe Costa sono arrivate infatti le parole di Curato che hanno messo in discussione la credibilità del suo racconto. Secondo Curato infatti Costa avrebbe deciso di iniziare la sua collaborazione soltanto per vendicarsi dei Commisso, e nel farlo avrebbe omesso il coinvolgimento del fratello Tommaso in un omicidio affermando “non potevo accusare mio fratello”. Circostanze che Curato avrebbe appreso dalla viva voce di Costa nel periodo in cui condividevano il regime carcerario a Prato. Un bomba quella lanciata da Curato nel bel mezzo del processo in cui l’accusa è rappresentata da Antonio De Bernardo. Un mina che potrebbe essere disinnescata soltanto se si dimostrasse che Curato dice il falso e che dunque Costa stia collaborando pienamente. Da questo punto di vista nelle scorse udienze era stato lo stesso Giuseppe Costa ad difendersi dicendo che con Curato non aveva avuto mai rapporti, se non sporadici e senza alcuna particolare confidenza. Una tesi a cui solo in parte i magistrati avevano creduto, avendo trovato indizi interessanti sulla veridicità di quando affermato da Curato che, tra l’altro, ha spiegato ai magistrati come il tutto sia da inquadrare in un preciso momento storico che, sembrerebbe proprio quello del processo per l’omicidio Congiusta. Costa non sarebbe stato creduto dai giudici, ma neppure dal fratello Tommaso (accusato di essere il protagonista dell’omicidio del giovane commerciante sidernese) che ne parlò con i figli e il nipote durante un colloquio in carcere. Colloqui intercettato ed ieri depositato agli atti del processo. Durante l’incontro del 9 giugno scorso ogni parola viene registrata e sintetizzata dagli inquirenti. A parlare è Tommaso Costa i figli Luciano e Giampiero e il nipote Giuliano Nigro. <<Tommaso Costa dice – si legge nel verbale – che lui è pienamente convinto che essendo questi (probabilmente si riferisce al fratello Giuseppe) testuale “megalomane cornuto”, abbia riferito veramente che, testuale “non potevo accusare mia fratello”>>. E ancora: <<Riferisce che le deposizioni di questi (Giuseppe Costa) nel processo lo hanno rovinato>> e che <<certamente queste cose (Giuseppe Costa) le avrà riferite a quell’altro (Vincenzo Curato) in quanto costui, che viene da Rossano, mai, testualmente, “si poteva sognare” di dire tali cose>>. Tesi che viene accolta dal figlio Giampiero che non esita a dare ragione al padre. Tommaso Costa a questo punto inizia ad inveire contro il fratello “cornuto e infame”, e afferma <<Fatti la galera e non rompere i coglioni, che vuole fare il pentito e non sa fare il pentito>>.  Ovviamente Costa parlando con i familiari sottolinea la sua innocenza. Ma non è questo il punto. Infatti per i magistrati la testimonianza potrebbe diventare fondamentale soprattutto per dimostrare che Giuseppe Costa in realtà non è un collaboratore di giustizia sincero e che quindi era davvero sua intenzione coprire il fratello Tommaso. A questo punto riprende quota la testimonianza di Curato che già a giugno 2014 nel maxiprocesso “Bene Comune-Recupero, disse che il boss Giuseppe Costa, fratello di Tommaso, si era pentito  “per togliersi dei sassolini dalla scarpe” contro i Commisso, e che avrebbe omesso volutamente di inchiodare il fratello Tommaso in relazione alle responsabilità per un omicidio avvenuto nella Locride. Curato così ha ricostruito la viccenda: “ho conosciuto Giuseppe Costa al carcere di Prato…il primo episodio di cui ho scritto riguarda un omicidio di cui è accusato il fratello e per il quale Giuseppe Costa è stato sentito in videoconferenza. Lui mi disse che non poteva tradire la sua famiglia e che, pur sapendo che il fratello era responsabile dell’omicidio, aveva detto di non sapere nulla… Anche quando era detenuto Costa veniva costantemente informato dal nipote Francesco sulle vicenda della famiglia…Non ricordo il nome della vittima di questo omicidio. Questa videoconferenza c’è stata nell’estate 2013, tra giugno-luglio e settembre, mi pare”. E ancora “Lui (Giuseppe Costa)  ha reso testimonianza favorevole al fratello dicendo che non sapeva nulla di questo fatto, questo sempre perché non vuole tradire la sua famiglia. Si tratta di una videoconferenza fatta da Prato. Sono certo che si trattasse da un processo davanti ad una Corte d’Assise per omicidio”.

pubblicazione autorizzata direttamente dall’autore Giuseppe Baldessarro fonte www.strill.it 

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