Ed ecco la svolta che farà clamore, visto che i risultati hanno dato
esito negativo, dopo la comparazione effettuata sul profilo genetico
del principale imputato Franco Sansone e sui familiari di Luigi Carbone,
scomparso nel novembre del 1989, ucciso presumibilmente dallo stesso
Sansone con la collaborazione di suo padre Alfredo e del fratello Remo,
attuali imputati in un processo in corso, in Corte d’Assise.
In base a questi nuovi dati, derivanti dalla perizia, cadrebbe
l’intero impianto accusatorio, secondo il quale Roberta Lanzino
fu violentata e uccisa proprio da Franco Sansone e da Luigi Carbone.
Impianto accusatorio, questo, sul quale si è concentrato la riapertura
dell’inchiesta circa l’uccisione della giovane studentessa.
A questi esiti si è giunti esaminando le tracce di sperma trovate
dai Ris di Messina sui campioni di terra sul quale fu trovato il
cadavere di Roberta Lanzino, ed effettuando la comparazione del
Dna estratto, con quello dell’imputato Franco Sansone e con quello
dei familiari di Luigi Carbone. A caldo il difensore di Sansone,
l’avvocato Enzo Belvedere, si è detto soddisfatto visto che ha
da sempre creduto nell’innocenza del suo assistito, e poi perché
Franco Sansone “si era detto disponibile e pronto a qualsiasi
comparazione dell’esame del Dna”. Aggiunge poi l’avvocato Belvedere,
che “forse questo esame è arrivato in ritardo” ma che comunque,
rende giustizia al suo assistito. Adesso si attende il 5 di marzo,
quando, in Corte d’Assise, i Ris relazioneranno circa i risultati ottenuti.
PINO GAGLIANO