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13:30:00 - 20 MARZO 2015

Editoriale: 'La Tunisia attira più della Calabria'

Editoriale: 'La Tunisia attira più della Calabria' -

Dopo i fatti che si sono verificati al museo del Bardo di Tunisi mi è venuto spontaneo scrivere questo articolo – riflessione che vorrei condividere con i miei affezionati lettori.  Alcuni anni fa sono stato a Tunisi. Già prima di sbarcare dalla nave da crociera, alle 7 del mattino, personale burbero della dogana locale effettuò minuziosissimi controlli sui passeggeri per ragioni di sicurezza interna. Una beffa se poi pensiamo che attualmente in Italia, a ritmo quotidiano,  continuano a sbarcare immigrati senza nessun tipo di controllo. Ma comprendo che forse la Tunisia è più “solidale” dell’Italia in quanto a politiche d’accoglienza.   Dopo aver perso tre ore sulla nave per il dovuto riconoscimento, la prima tappa propostaci dagli organizzatori , fu la visita alle  “rovine di Cartagine” .  Lungo il tragitto in autobus, passando dal centro di Tunisi,  si notavano centinaia di uomini seduti al bar ad “oziare”, nel mentre la guida turistica, sorridente al microfono, si soffermava nel ribadire che lì “a lavorare debbono essere le donne mentre gli uomini solitamente si riposano al bar”. “Mah- mi chiesi- sarà mica vero?”.  Comunque, per farla breve, mi sembrò di essere tornato indietro con la macchina del tempo. Tutta la città si presentava piena di taxi e autobus.  La visita alle rovine dell’epica città di Cartagine, padrona per secoli dei commerci marittimi di tutto il Mediterraneo, la città della leggenda del tragico amore di Didone ad Enea,  deluse di fatto le mie aspettative proprio la stessa non durò più di quindici minuti. Praticamente scendemmo dall’autobus ed osservammo da lontano qualche colonna deteriorata dai secoli  e dalle intemperie climatiche situata proprio nel bel mezzo del deserto. Seconda tappa  Sidi Bou Said. Una città interessante, conosciuta per l’intenso utilizzo dei colori blu e bianco  e per la presenza di un “harem” con alcune statue in ceramica o plastica che sembravano bambole della Peg-Perego. Per entrarci dentro e vedere questa statue (di modesto valore artistico) pagammo all’epoca, quasi 10 euro . Durata della visita dentro quell’harem, cronometro alla mano, 3 minuti. Praticamente soldi buttati al vento.  Appena fuori una decina di commercianti  cercavano di rifilarci la “manina di fatima”. Per i musulmani,  le cinque dita della mano rappresentano i cinque pilastri dell’Islam.  La mano, infatti, costituisce più che altro un rimedio infallibile contro il malocchio e gli influssi negativi in genere. Scontato, quindi, per la ben nota scaramanzia italiana, che le donne italiane si mettessero in fila ad acquistarla. Una manina in fil di ferro che in Cina non sarebbe costata più di 50 centesimi ma che in Tunisia costò invece la bellezza di  10 euro. Ci spostammo alla Medina. Folla, puzza, calca e stessi oggetti in vendita. Non mi piaceva proprio. Alcuni brutti ceffi si avvicinarono ad alcune donne italiane  offrendo “venti cammelli” per una “notte di passione”. Gli uomini del gruppo italiano si stropicciavano gli occhi perché non sapevano se reagire oppure mantenere la calma davanti a tanta maleducazione. Tanto mi bastò per decidere di non tornarci più.  La gita ancora non era finita, bisognava entrare dentro la Kasbah, e li bisognava stare attenti alla gente. Tutti a spingere perché avevano fretta. I negozianti quasi quasi  ti imponevano di vedere e comprare la loro merce in continuazione. In giro tutto sporco e odori strani. Gli organizzatori di crociera ci portarono a comprare i pregiati tappeti dentro la Kasbah. L’incubo di perdersi dentro quell’area caotica prendeva sempre più forma. Osservavo alcuni bravi artigiani  mentre decoravano a mano braccialetti e ciondoli . Iniziai ad avvertire fame ma osservando le condizioni igieniche dei bar e dei ristoranti persi l’appetito. Arrivammo, infine, al museo del Bardo in forte ritardo. Una visita lampo all’interno del prestigioso museo. All’uscita, come volevasi dimostrare, ci accolsero nervosamente un nugolo di ambulanti.  Eravamo nelle vicinanze della piazza dove si trova ancora oggi, costantemente sorvegliata,  la storica residenza  del presidente della Tunisia. Pensammo di scattare delle foto ricordo ma in quel posto le autorità vietavano l’utilizzo di macchine fotografiche per motivi di sicurezza.  Perdendo la pazienza e devolvendo una quota extra per l’accompagnatore e l’autista del pullman a mo’ di tangente, me ne tornavo sulla nave da crociera con una convinzione : “in Tunisia non ci tornerò mai più”. Se poi penso alle potenzialità inespresse della nostra Calabria, ed alle sua gente, mi amareggia pensare oltre. E’ come avere una Ferrari e condurla alla velocità di una Fiat cinquecento. Ma alla fine, se abbiamo sbagliato “conducenti”,  la colpa è solo nostra. La Tunisia attira più della Calabria.   (nelle foto le statue dell’harem di Sidi Bou Said ed il museo del Bardo di Tunisi)

Antonio Tassone

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