Fare chiarezza su quello che ormai è diventato famoso, anche a livello nazionale, come
il "caso Focà". Con questo obbiettivo l'Amministrazione comunale di Caulonia ha
convocato, ieri, una assemblea che ha avuto svolgimento proprio nel luogo simbolo
dell'intera vicenda: la scuola "sigillata" della frazione Focà. Tantissime le persone
accorse per assistere a quello che sarebbe dovuto essere una dialogo positivo, un
chiarimento tra gli amministratori e la cittadinanza. A prendere la parola è stato
innanzitutto il sindaco Giovanni Riccio: " Forse è mancato il preavviso, ha detto il
primo cittadino, ma si era presentata una situazione di emergenza. Bisognava trovare
una soluzione per quelle persone. Tra loro c'era gente in ipotermia". Riccio ha
continuato il suo intervento spiegando il perchè della scelta di quell'istituto come centro
di prima accoglienza: " Abbiamo pensato a Focà, ha detto il sindaco, perchè frequentano
solo 11 bambini, a fronte dei 400 di Marina di Caulonia". Parole che hanno scatenato le
reazioni di alcuni genitori presenti. Persone che hanno preteso le scuse per essere state
definite " facinorose". E' mancata una "corretta e tempestiva comunicazione" a detta del
vicepresidente del Consiglio Comunale Lorenzo Commisso. "Ci avete trattato come
terriristi" sono state, invece, le parole dure un cittadino intervenuto. A placare gli animi
ci ha pensato il vescovo della Diocesi di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva. "Forse è
stato commesso qualche errore, ha detto il presule, ad ogni modo voi non siete razzisti,
siete ospitali. Sono addolorato: pensavo a questo incontro come una riflessione serena e
come occasione per una profonda riflessione. Da questi fatti auspicio però che nasca
qualcosa di positivo: dobbiamo dialogare. L'accoglienza noi calabresi ce l'abbiamo nel
sangue. Non è un marchio di qualità, ma un percorso di formazione".
ALESSANDRA BEVI