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17:45:00 - 22 APRILE 2015

Testimoni giustizia: Musarò, 'Cacciola fu uccisa da familiari'

Testimoni giustizia: Musarò, 'Cacciola fu uccisa da familiari' -

"Maria Concetta Cacciola è tornata a Rosarno consapevole di ciò che le sarebbe successo: pur non avendo mai compiuto reati, era intrisa di cultura 'ndranghetista e capiva la fine che avrebbe fatto. Ad un'amica disse: "mi fanno ritornare e mi fanno ritrattare, poi mi ammazzano. Ma devo tornare per i miei figli"". E' quanto ha raccontato alla Commissione parlamentare Antimafia il magistrato Giovanni Musarò, per alcuni anni in servizio alla Dda di Reggio Calabria dove faceva parte di un gruppo di magistrati che negli anni hanno inferto colpi durissimi alle famiglie di Gioia Tauro.
Il magistrato ha raccontato alla Commissione la vicenda della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola la quale apparteneva ad una famiglia di 'ndrangheta braccio armato dei Bellocco. Era figlia di Michele Cacciola, cognato di Gregorio Bellocco, capo storico di quella famiglia di boss. "Questa ragazza, di 31 anni - ha raccontato Musarò - si è presentata per la prima volta alla stazione carabinieri l'11 maggio 2011 e in quell'occasione si lasciò andare con i militari dicendo di avere paura per la sua incolumità: era sposata da quando aveva 16 anni, aveva tre figli, il marito era detenuto ed aveva una relazione extraconiugale. I familiari lo avevano saputo e lei aveva giustamente paura. I carabinieri le dissero che l'avrebbero riconvocata. In particolare temeva il fratello Giuseppe e di diventare vittima di un episodio di lupara bianca". La donna fu quindi ascoltata dal capitano e dal tenente della stazione dei carabinieri di Gioia Tauro e fece capire che aveva una serie di cose da dire sul clan dei Bellocco. "Io e la collega Alessandra Cerreti - ha raccontato il pm - la andammo a sentire. Ricordo che nel primo verbale parlò di una serie di omicidi e mi resi conto che era attendibile. Lei era terrorizzata. Venne messa sotto protezione nel maggio 2011. Le sue dichiarazioni furono importanti e consentirono di trovare bunker". Ma i familiari si rimisero in contatto con lei, la costrinsero a tornare a Rosarno (Reggio Calabria), dove erano rimasti i tre figli minori, e a registrare una ritrattazione davanti a due avvocati. "Le intercettazioni della Cacciola poco prima di tornare a Rosarno e appena tornata - ha raccontato Musarò - sono terribili: è materia per una tragedia greca. La donna chiede di tornare nel programma, ma quando sembra tutto pronto la trovano morta per aver ingerito acido muriatico, fine riservata a chi parla troppo". Il 13 luglio 2013 i familiari sono stati condannati solo per maltrattamenti e non è stata riconosciuta l'aggravante per aver provocato il suicidio.
L'indagine per omicidio è tutt'ora in corso. I due avvocati sono stati arrestati: uno è stato condannato, per l'altro è stata chiesta condanna.

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