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16:24:00 - 02 MAGGIO 2015

Maria Carmela Lanzetta interviene sul sul caso Capocolonna

Maria Carmela Lanzetta interviene sul sul caso Capocolonna -

A quanto pare,  il cemento  steso su una parte dell’ area archeologica di Capo Colonna potrebbe essere tolto. Il condizionale è d’obbligo; però, se è vero  che  il ministro Franceschini, all’interrogazione a risposta scritta del sen. Enrico Buemi,  afferma che “a fronte di una valutazione univoca e perentoria degli organi preposti alla tutela…ogni altro interesse o valore deve necessariamente esservi subordinato”, è anche vero che, subito dopo, aggiunge: “ma laddove lo stesso giudizio tecnico – scientifico  appare non univoco e prospetta soluzioni diverse, si apre lo spazio ad un bilanciamento fra  valori – come ad esempio le diverse forme di valorizzazione di un contesto, oppure i sentimenti e le necessità di una comunità locale - che possono concorrere a orientare la scelta da effettuarsi nel caso concreto”.

E conclude: “In sostanza non spetta al Ministro decidere (ma) Richiesto di una valutazione personale, confermo di preferire qualsiasi soluzione tecnicamente realizzabile e finanziariamente sostenibile, diretta ad assicurare la massima visibilità e la fruizione pubblica dei siti archeologici, ciascuno dei quali esprime un valore culturale unico, perché intrinsecamente connesso al territorio di riferimento e perciò esso stesso meritevole di tutela e valorizzazione”.

 

 

Diamo atto a Franceschini di aver considerato positivamente i tantissimi elementi di riflessione posti dai parlamentari 5S calabresi, dalle  Associazioni "Gettini di Vitalba" e "Sette soli", da molti cittadini di Crotone, dal FAI e da chi scrive ancora nelle vesti di Ministro, ma,  nello stesso tempo, è giusto ricordare tutte le accuse di incompetenti e di “disturbatori del manovratore” che sono stati riversati a man bassa contro un movimento culturale nato  a difesa della  identità e della storia culturale di Crotone che non accetta di essere cancellata da niente e nessuno, men che meno  soprattutto da scelte cementizie  pericolosissime per la loro invasività materiale e politica. Perché è bene sottolinearlo con forza: il movimento crotonese non si è mobilitato contro qualcuno - persona, ente o istituzione -  ma solo e soltanto per salvarecapocolonna. Comunque, al di là degli  “inconvenienti” suddetti, se da una parte bisogna doverosamente sottolineare  il rammarico per non aver potuto riscontrare l’intervento di altri  movimenti culturali calabresi sensibili a queste tematiche in appoggio al movimento crotonese,  dall’altra è lecito affermare e veicolare la rappresentazione  del “caso Capocolonna” come “un modello”, base di partenza atto a dimostrare che la mobilitazione dal basso è efficace quando è  appoggiata su basi personali-culturali convincenti, al fine di portare avanti azioni  sinergiche atti a valutare e, all’occasione, censurare interventi che  stridono con la storia culturale-archeologica dal punto di vista della  protezione, del recupero e della valorizzazione.

                                                                                                   Maria C. Lanzetta

Direzione nazionale PD

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