Il sostituto Procuratore della Dda reggina ha ripercorso nella sua requisitoria gli esiti dell’indagine eseguita dal Corpo Forestale dello stato nell’ampio comprensorio racchiuso tra Brancaleone e Marina di Gioiosa Jonica, che ha portato nel Giugno del 2010 al sequestro preventivo di alcuni complessi aziendali e di 41 mezzi di trasporto, tra cui autoarticolati e semirimorchi utilizzati per svolgere le presunte attività illecite.
Il pm Simona Ferraiuolo ha chiesto 165 anni di carcere e oltre mezzo milione di euro di multa per i 38 imputati del processo “scrap iron” letteralmente ferro vecchio, gli imputati sono tutti accusati a vario titolo di rifiuti pericolosi e falsificazione degli atti.
Dalle indagini è emersa un’attività illecita diretta ufficialmente al recupero presso la ditta di un’ingente quantità di rottami ferrosi per la produzione di materia prima secondaria per l’industria metallurgica, ma in realtà finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti.
Nell’azienda, infatti, i rifiuti, portati da soggetti non autorizzati, secondo l’accusa non veniva svolta alcuna operazione per il recupero del materiale. Inoltre, presso la stessa ditta, secondo gli investigatori, veniva svolta l’attività abusiva di autodemolizione di veicoli fuori uso e la vendita di pezzi di ricambio usati.
Questa attività consentiva agli indagati di raggiungere un duplice profitto evitando gli oneri dovuti per il corretto avvio a recupero/smaltimento dei rifiuti e il guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto. La Ferro e Acciai Femia, secondo l’accusa, dopo avere miscelato i rifiuti provvedeva alla sua commercializzazione verso imprese compiacenti individuate in Puglia e Basilicata.
Carlotta Tomaselli