11:32:00 - 15 APRILE 2016

PARADOSSO ALL'OSPEDALE DI LOCRI: INFERMIERE SI ROMPE IL FEMORE, SARA' OPERATO A MELITO

Nuovo grido d'allarme per l'ospedale di Locri. Stavolta, e non è la prima, a lanciarlo è il sindaco Giovanni Calabrese. Il primo cittadino è tornato sul preoccupante depotenziamento subito dallo spoke locrese all'indomani della notizia, alquanto singolare, diffusa in merito al reparto di ortopedia. Ma andiamo con ordine. Due giorni addietro, il caposala del nosocomio locrese inseguito ad una brusca caduta ha riportato la rottura del femore. Constatato il quadro, lo stesso è stato trasferito all'ospedale "Tiberio Evoli" di Melito Porto Salvo, il tutto per poter essere sottoposto ad un intervento, considerato dagli esperti come generalmente elementare, quale la riduzione della frattura. A fare scalpore è, infatti, il fatto che l'ortopedia del "Tiberio Evoli" è formalmente subordinata alla struttura complessa dell'ospedale di Locri. 

E pensare che quello di Ortopedia rientra tra i reparti recentemente inseriti  nei bandi per l'assunzione di personale. L'obbiettivo è quello di rafforzare i reparti strategici. Un obbiettivo, tuttavia, contestato da Calabrese nella sua denuncia. I sindaco di Locri, infatti, ha definito "tiepido segnale" l'assunzione di dirigenti medici in tali reparti, in quanto si tratta di settori sanitari strategici ma afflitti da una carenza di personale tale da rimanere al di sotto dell'adeguamento minimo delle risorse umane previste dagli standard per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza.  La Locride, dopo la disattivazione dell'Ospedale di Siderno, dispone ad oggi di un solo Presidio ospedaliero che serve l'utenza di un territorio che si estende per più di 100 km, da Palizzi a Pazzano, oltre i comuni montani. Più volte si è indicata la necessità di prevedere un forte investimento in questo ambito territoriale oltre a fornire le indicazioni di un programma di integrazione dell'area territoriale con i servizi ospedalieri.

Ed è anche alla luce di tutto ciò che i sindaci del comprensorio sono pronti alla "marcia" di protesta che si terrà a Roma il prossimo 3 di maggio.

ALESSANDRA BEVILACQUA

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